Il rischio di tirare per la giacchetta (in questo caso per la tonaca) il Papa tentando di piegarlo alle beghe della politica nostrana è uno sport piuttosto usuale. Si è ripetuto puntualmente ieri, in occasione dellapertura, a Pistoia, della 45ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, dedicata al tema «Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano». Benedetto XVI ha inviato un messaggio ai delegati delle 160 diocesi per affermare che «la società del nostro tempo ha di fronte molteplici emergenze etiche e sociali in grado di minare la sua stabilità e di compromettere seriamente il suo futuro» e ha definito «particolarmente attuale la questione antropologica, che abbraccia il rispetto della vita umana e lattenzione da prestare alle esigenze della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna».
Questi, ha spiegato Ratzinger, non sono «valori e principi solo cattolici», ma valori umani comuni da tutelare «come la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato». Benedetto XVI ha quindi accennato, in un successivo passaggio, ai problemi relativi al lavoro in rapporto alla famiglia e ai giovani: «Quando la precarietà del lavoro non permette ai giovani di costruire una loro famiglia, lo sviluppo autentico e completo della società risulta seriamente compromesso». Apriti cielo! Le parole del Pontefice sono state interpretate, nei primi commenti politici e nei titoli di alcuni siti Web, dapprima come una bocciatura vaticana della Legge Biagi e poi come un aperto sostegno alla sinistra radicale e alle sue rivendicazioni in materia di Welfare. Così vanno le cose, in Italia.
Leggendo senza paraocchi ideologici il messaggio, invece, non si può non notare come Benedetto XVI abbia voluto mettere al centro anche della riflessione della Settimana Sociale, per vocazione come dice il nome stesso dedicata a trattare temi «sociali», proprio la «questione antropologica», vale a dire la questione della vita, della famiglia, del matrimonio. Non è un caso che, sempre ieri a Pistoia, il neo-cardinale Angelo Bagnasco abbia posto lo stesso accento, mentre il Segretario della Cei Betori, su queste colonne, due giorni fa definiva proprio quelle tematiche come un«emergenza sociale».
Nello stesso messaggio inaugurale, il Papa ha pure spiegato che la Chiesa, «se da una parte riconosce di non essere un agente politico, dallaltra non può esimersi dallinteressarsi del bene dellintera comunità civile, in cui vive ed opera, e ad essa offre il suo peculiare contributo». Come dire: rispedita al mittente laccusa quasi quotidiana dingerenza.
Andrea Tornielli
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