Come «pappare» Roma con meno di 25 euro

Stelle, forchette, cappelli. Vebbè, ma il prezzo? È proprio quello il difetto delle guide gastronomiche di alto bordo, che segnalano quel che passa il convento sulle tavole dei re, dimenticando spesso chi, vale a dire la gran parte di noi, a pranzo e a cena ci va, sì, ma con un occhio al menu e l’altro al portafogli. Ecco così sistemato chi, sentendo parlare di «PappaRoma» (edizioni Terre di Mezzo, pagine 120, euro 9, in edicole e librerie), subito obietterà: «C’era proprio bisogno di un’altra guida?». Sissignore, di questa c’era proprio bisogno. Perché Luca Zanini e Barbara Ghinfanti nella prima edizione di «PappaRoma» hanno recensito «cento ristoranti di qualità a buon prezzo», come recita il sottotitolo. E su che cosa si intenda per buon prezzo i due curatori hanno le idee chiare: massimo 25 euro a pasto. Un pasto, si badi bene, nel senso contemporaneo del termine. Quindi bando alla ferale sequenza antipasto-primo-secondo-contorno-frutta-dolce, che ormai pochi estremisti della forchetta affrontano più. Il pasto oggi è sempre più spesso antipasto-secondo oppure primo-secondo, oppure primo-dolce.
Avrete capito che la guida «PappaRoma» non è per mangioni. È per buongustai che vogliano concedersi un pasto di adeguata quantità, giusto prezzo e buona qualità. Già, perché non bisogna cadere nell’opposto eccesso di sacrificare la buona tavola in nome del dio risparmio. Con questi presupposti la ricerca del duo Zanini-Ghinfanti non è stata semplicissima. Cento indirizzi di questa fatta in una città pur grande come Roma non sono facili da trovare. Il fatto che ci siano riusciti vuole dire: o che i due sono una coppia di imbroglioni; o che la ristorazione a Roma è sì malata ma non ancora moribonda. Conoscendo i due, propendiamo senza esitazioni per la seconda tesi.
Quindi evviva. È arrivato finalmente il manualetto (peraltro tascabilissimo) del mangiatore furbo, che bada al sodo. I cento locali segnalati sono suddivisi per zona e riportano con grande evidenza la forbice di prezzo per un primo e un secondo vini esclusi. Quanto alla tipologia degli indirizzi c’è ovviamente di tutto: dall’osteria tradizionale alla pizzeria, dalla vineria all’enoteca. E c’è pure qualche indirizzo modaiolo, il che magari sorprende ma non guasta. Ogni locale, oltre alla scheda e alle informazioni pratiche (ma pratiche davvero: ci sono anche consigli per il parcheggio...) ha un ricco corredo di simboli e un’occhiata al menu e alla proposta di vini.


Insomma, uno strumento che ci permettiamo di consigliare. Acquistatelo e tenetelo a portata di mano non per quella volta in cui volete fare una botta di vita ma per le altre 99 in cui dovete «solo» (si fa per dire) mangiare bene.

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