Politica

Pareo, costume e ciabatte in città si va come in spiaggia

Da evitare lo stile balneare soprattutto sul posto di lavoro

Manila Alfano

Sono mode che dividono, che scatenano vere e proprie polemiche estive, tanto che se ne continua a parlare. Si fanno sondaggi e si elaborano teorie. Il punto è sempre quello: il beach style in città; ovvero indossare parei, copricostumi al posto di abiti, ciabatte infradito al posto delle scarpe chiuse, a volte in modo troppo esagerato.
L’ultima ricerca condotta da Eta Meta Research lo vuole completamente out. Fuori. Esperti di moda, di eleganza e buongusto dicono no e lo bocciano su tutti i fronti. Su 130 professionisti dello stile, il 47% liquida la tendenza a girare in città vestiti da spiaggia come «volgare», per il 39% è «inelegante» e per il 29% «ammazza la sensualità». Non solo, per il 35% si tratta di una «vera mancanza di rispetto nei confronti degli altri». Abbasso quindi ciabatte, zoccoli, sandali tipo trekking, borsoni da spiaggia di plastica trasparente o fluorescente, gonne pareo, mini shorts, canottiere attillate e magliettine sempre più corte. E attenzione, la regola, questa volta, non vale solo per le donne. Servono consigli anche per «lui»: niente canottiere o scamiciati e soprattutto in nessuna occasione. Da dimenticare sandali aperti se non per una scampagnata in montagna, così come i pantaloncini o bermuda. Quindi, tutti avvertiti: per evitare brutte figure la regola è quella di vestirsi di più. Anche se il caldo non aiuta, anche se si è costretti a prendere i mezzi pubblici che tardano sempre ad arrivare, anche se si deve sopportare un’aria densa di umidità.
Ma quali sono i luoghi dove dovrebbe essere assolutamente off-limits il beach style? Secondo lo studio il primo è il luogo di lavoro, sia che si tratti di ufficio, negozio o qualsiasi altra attività. Gli esperti parlano chiaro: «inelegante, fuori luogo e non in linea con il ruolo l’abbigliamento da mare». Ugualmente da evitare il look da spiaggia se si è ospiti di qualcuno. Out anche nei luoghi pubblici o se si è in giro per commissioni, ma da evitare persino per una semplice passeggiata o per lo shopping. Il 42% degli esperti non ammette lo stile da spiaggia nemmeno la sera, sottolineando come un abbigliamento del genere potrebbe impedire l’accesso in certi locali.
Ma ancora una volta a scatenare le polemiche più accese resta l’uso dell’infradito. Sul tema ancora si dibatte senza trovare un compromesso e così, se da una parte si schierano i sostenitori accaniti, dall’altra i guru della moda gridano all’orrore. Quasi 9 esperti su 10 infatti considerano la ciabatta il simbolo peggiore di questa tendenza, sia che a portarle sia lei, sia che a indossarle sia lui. Ma nel frattempo, la ciabattina spopola anche tra vip e politici, suscitando le ire dei maestri di moda. Ma non finisce qui, e a peggiorare le cose arriva la generazione degli scalzisti, un gruppo nato in Nuova Zelanda negli anni 90 che si è diffuso anche in Italia. Liberi da lacci, tacchi e suole, a casa, nel parco, in ufficio, al museo: l’esercito delle senza scarpe sostiene che camminare a piedi nudi sia più sano. Franco Agripa, genovese di 50 anni l’antesignano dei gimnopedisti scrive sul sito del suo club (www.nati-scalzi.org) «dopo la passeggiata liberatoria a Bologna in piazza De Ferrari senza scarpe, non ho più remore, vado scalzo dappertutto al mercato o in banca».
Questione di scelte, o forse di stile.

Sondaggi a parte, sembra che il buon senso primeggi sulle questioni di moda.

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