Un pari che sbriciola il «biscotto al veleno»

TIMORI Soprattutto le radio romane e qualche giornale si erano scatenati facendo circolare voci di «inciucio»

di Tony Damascelli

Biscotto? Con il veleno. Pari tormentato, un punto non serve alla Fiorentina, crea incubi all’Inter. Dipende dai nerazzurri, nel senso dell’Atalanta contro la Roma. Al «Franchi» nessuna fiction. Radio «serva» era andata su di giri nei minuti di vigilia della partita: Prandelli aveva comunicato che Gilardino, la galleria degli uffizi, nel senso dei gol, in viola, non avrebbe giocato e si sarebbe seduto in panchina insieme con l’altra bella gioia Marchionni. Poi si era visto anche Stankovic con un muscolo a pezzi e dunque costretto alla mutua. Le telecamere avevano sorpreso Andrea Della Valle piuttosto incupito in campo, durante il riscaldamento dei suoi, e sorridente d’improvviso quando gli era capitato di salutare, senza intercettazioni clandestine, l’arbitro Bergonzi che stava recuperando, con i suoi assistenti, lo spogliatoio.
C’erano allora tutte le premesse «ambientali» perché il gran biscotto, scritto, annunciato, sussurrato nelle varie portinerie italiane, televisive, radiofoniche e della stampa cartacea, sarebbe andato in forno. Quando il principe Milito ha stampato sul palo un gol dei suoi facili facili allora le voci di cortile si sono moltiplicate, insomma la storia di una partita combinata era vera, le squadre stavano fingendo la contesa, la partita era fasulla, avevano ragione i maligni. Balle, bastava vedere la foga di Comotto abituato al derby di Torino, bastava vedere come Mourinho si agitasse anche per un fallo laterale, bastava annusare l’aria del Franchi per comprendere che le zabette, le comari avevano preso in giro se stesse e il resto del mondo, compreso il loro quartierino di riferimento. Addirittura in mattinata erano circolate voci di lettere anonime che confessavano l’inciucio, addirittura se ne era occupato un quotidiano uso agli avvisi di garanzia a prescindere e poi le radio romane si erano scatenate perché la «Magggica» non poteva essere turlupinata in diretta satellitare al sabato sera.
Dopo il palo di Milito «clamoroso, straordinario, eccezionale» seguendo l’aggettivazione enfatica di certe cronache su Sky e affini, la Fiorentina è andata al vantaggio con una combinazione al limite del sospetto: fallo laterale dubbio, gol in fuori gioco. Questa la tesi del collegio difensivo interista mentre le immagini televisive, riproposte e vivisezionate cento volte, dimostravano il contrario, Bergonzi e il suo collaboratore di linea avevano visto giusto, lo sbarbato Kerrison aveva fatto marameo ai suoi connazionali esperti e danarosi Lucio-Maicon-Julio Cesar, dunque l’imprevisto si era realizzato, il biscotto si era sbriciolato, per il momento, Tom Ponzi e Poirot potevano essere orgogliosi che il lavoro stava filando via liscio. Quando è toccato anche a SuperMario Balotelli allora le portinaie di cui sopra hanno tentato la fuga, l’Inter non voleva fare la figura della grulla e la Fiorentina aveva tutte le voglie di far saltare il campionato.

Filava così la partita troppo chiacchierata, troppo intossicata dal pensiero grigio nostrano, da una mentalità abituata alla tresca, all’aumma-aumma; il popolo toscano del Franchi era sempre più caldo, urlava ai campioni d’Italia «coooome la Juve, voi siete coooome la Juve», qualsiasi riferimento a fatti e persone dell’ultima cronaca sembrava puramente voluto, quando, improvvisamente si fa per dire, Balotelli ha cambiato gli ingredienti del biscotto, Milito e Eto’o hanno provveduto a confezionare il dolce al cianuro per la Fiorentina. Sembrava cotto e mangiato ma il danese Kroldrup ha riequilibrato le dosi in cucina. Quando è entrato Quaresma si è capito che la cena non era più una cosa seria.

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