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Parigi espellerà gli immigrati «non necessari all’economia»

Il nuovo ministro degli Interni vuole introdurre un sistema di quote

Parigi espellerà gli immigrati «non necessari all’economia»

Alberto Toscano

da Parigi

Una crociata nazionale contro l'immigrazione clandestina. Questo il messaggio lanciato ieri dal nuovo primo ministro francese Dominique de Villepin, rassegnatosi ad accettare la tesi del nuovo ministro degli Interni Nicolas Sarkozy a proposito delle «quote» d'immigrazione, da stabilire in base alle necessità delle varie regioni francesi e del Paese nel suo complesso.
«Noi vogliamo scegliere la nostra immigrazione», ha dichiarato Sarkozy inaugurando ieri mattina i lavori del Comitato interministeriale di controllo dell'immigrazione, ossia l'autorità destinata a stabilire i flussi di extracomunitari che giungeranno legalmente in Francia. Gli altri, ossia i clandestini, dovranno essere espulsi con la necessaria fermezza. Tutto deve essere messo in opera per ostacolare il «flagello» dell'immigrazione extracomunitaria irregolare, che il governo denuncia con accenti talvolta non molto diversi da quelli dell’estrema destra.
L'obiettivo programmatico del «ministro di ferro» Nicolas Sarkozy è quello di espellere dalla Francia nel 2005 «il 50% in più di clandestini rispetto all'anno precedente». Le organizzazioni dei cosiddetti «sans papiers», gli extracomunitari privi di un regolare permesso di soggiorno e di lavoro, sono scese sul sentiero di guerra «contro il governo Villepin-Sarkozy», ma le autorità vanno dritte per la loro strada: nessun cedimento alla piazza.
Finora gli studenti stranieri, in gran parte africani, riuscivano a ottenere senza troppe difficoltà il visto di soggiorno allo scopo di frequentare scuole superiori e università in territorio francese. Oggi il vento cambia. Visto che gran parte di quegli studenti riuscivano, in un modo o nell'altro, a rimanere nelle città transalpine, i permessi verranno concessi con estrema oculatezza: porte aperte ai giovani promettenti, pronti a trasformarsi in lavoratori di cui c'è penuria entro i confini francesi, ma visti col contagocce a chi potrebbe diventare un peso morto per le strutture assistenziali della République. L'epoca della generosità è finita: comincia quella dell'efficienza e del rigore. Chi non ama questa nuova Francia può restarsene in Africa, in Asia o in America latina.
Un comunicato ufficiale diffuso ieri dall'Hôtel Matignon, Palazzo Chigi parigino, precisa che il primo ministro ha chiesto al titolare degli Interni e agli altri ministri interessati «proposte d'azione» relative in particolare «all'adattamento delle pratiche in materia d'immigrazione ai bisogni dell'economia francese». Insomma, l'extracomunitario che non risulta utile ai bisogni della Francia ha una scelta di fronte a sé: partire con le buone o con le cattive.
Prendendo la parola in occasione di un convegno dell'Union pour un Mouvement populaire (Ump, il partito di destra di cui è presidente) Nicolas Sarkozy ha detto chiaramente che la Francia ha il diritto di selezionare gli immigrati «categoria per categoria». Insomma il metodo delle quote, che ricorda per certi aspetti le esperienze realizzate in Canada e in altri Paesi, è il chiodo fisso del nuovo «uomo forte» della politica transalpina. Sia Dominiqe de Villepin nel suo discorso programmatico di tre giorni fa, sia Sarkozy ieri hanno utilizzato l'espressione che riassume ormai la dottrina di Parigi in questa materia: «La Francia - hanno detto - deve passare da un'immigrazione subìta a un'immigrazione scelta».
Il problema è che la linea dura del nuovo governo francese dovrebbe implicare intese sempre più strette in ambito comunitario per la vigilanza delle frontiere esterne dell'Unione.

Ecco che le parole del primo ministro Villepin sembrano in contraddizione con l'atteggiamento da lui stesso assunto lo scorso anno, quando ostacolò la creazione sul fianco sud del Mediterraneo di centri destinati ai candidati all'emigrazione.

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