Parigi, le imprese appoggiano lo sciopero degli irregolari

L’industria transalpina chiede al governo una sanatoria per quegli immigrati che svolgono lavori strategici per l’economia francese

da Parigi

«Lo sa quanto ci costa formare un aiutante cuoco di qualità, disposto a lavorare senza far storie e a dimostrare sempre un buon livello di competenza? Ci costa anni e anni di lavoro. Dunque noi non abbiamo alcuna intenzione di lasciarci scappare quel personale qualificato e siamo disposti a chiudere un occhio sul fatto che gli interessati ci abbiano, molto tempo fa, raccontato qualche bugia», dichiara alla radio parigina France Info uno dei massimi responsabili dell’organizzazione dei ristoratori transalpini, che esprime l’attuale sensibilità della categoria di fronte allo sciopero - in atto ormai da una settimana - dei «lavoratori clandestini qualificati». All’inizio sono stati 250 a incrociare le braccia. Adesso sono in 700 a rifiutarsi di lavorare se non otterranno un regolare permesso di soggiorno e di lavoro per sé e per la propria famiglia. Ieri il governo francese ha compiuto un decisivo passo avanti in direzione di questi «clandestini privilegiati», che in effetti lavorano e che spesso svolgono mansioni di responsabilità: il ministro portavoce Luc Chatel ha dichiarato che le varie situazioni «saranno esaminate caso per caso» e che «non ci sarà alcuna forma di sanatoria massiccia». Come dire che il presidente Nicolas Sarkozy cerca di salvare capra e cavoli: da un lato verrà dato l’agognato permesso di soggiorno ai «sans papiers» che svolgono un’attività professionale, ma dall’altro continueranno (anzi verranno intensificate) le espulsioni degli extracomunitari giunti clandestinamente in Francia. L’anno scorso sono stati espulsi dalla Francia metropolitana 23.186 clandestini e quest’anno Sarkozy vuole superare il livello dei 25mila. A fronte di questo impegno, la regolarizzazione di qualche centinaio di cuochi e camerieri non pone alcun problema alle autorità.
Semmai l’annuncio di Luc Chatel tende a risolvere una situazione doppiamente delicata: quella di lavoratori ormai bene integrati in Francia, che avevano un permesso di soggiorno ma che lo hanno perso per le nuove leggi sull’immigrazione. Sarkozy si è reso conto che i clandestini non sono tutti uguali e che la fermezza di fronte alla maggioranza di loro può essere stemperata dalla comprensione per chi è utile alla società francese. Certo - come dice il responsabile dei ristoratori transalpini - questi lavoratori hanno spesso «nascosto la verità» al momento del loro arrivo in un ristorante, in un albergo o in una ditta delle pulizie, nel senso che hanno fatto credere d’essere in regola con le leggi. Ma anche i titolari di quelle aziende hanno fatto i furbi, evitando di procedere a un’assunzione regolare.

Adesso tutti quanti vorrebbero voltare pagina, trasformando un vecchio rapporto «in nero» in qualcosa di legale. Così «clandestini qualificati» e imprenditori furbacchioni hanno manifestato insieme, a Parigi, chiedendo al governo di risolvere qualche centinaio - o magari qualche migliaio - di casi che scottano.

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