Parigi maledetta: Federer come Sampras e Connors

La terra indigesta a molti grandi: McEnroe sfiorò il titolo, ma si fece rimontare due set da Lendl. Il ceco come Rosewall non riuscì mai a violare Wimbledon

Esistono delle sconfitte che restano nel cuore dei campioni come ferite profonde. Solo se Roger Federer un giorno riuscisse a conquistare il Roland Garros potrebbe cancellare la bruciante amarezza della sua terza sconfitta consecutiva contro Rafael Nadal a Parigi. Il ragazzo di Manacore si è davvero messo di prepotenza tra la storia e il nobile tennista. I giornali parlano del fallimento sulla terra del più forte giocatore del mondo, di misteriosi complessi, del suo atteggiamento negativo nei confronti di Nadal. Non credo che sia così. Tuttavia nel tennis la bestia nera è sempre esistita. È una realtà che, oltre ai dilettanti, conoscono bene anche i giocatori di club che praticano questo gioco bellissimo. Non mi sentirei comunque di affermare che Roger Federer non riuscirà mai a salire sul trono di Parigi, perchè di giocatori forti in circolazione ce ne sono tanti e una giornata negativa, nel corso di una futura edizione, potrebbe capitare anche a Nadal. Una cosa è certa, senza lo spagnolo in campo vedremmo un Federer molto più reattivo.
Sfogliando gli antichi libri del tennis troviamo campioni del calibro di Ken Rosewall, che riuscì a vincere tutto salvo Wimbledon, ma nel suo caso parliamo di una carriera tagliata in due perchè Rosewall negli anni Cinquanta vinse Roland Garros, gli Us Open e gli Australian (che allora si giocavano in chiusura di stagione) poi passò al professionismo. Lo ricordo bene, come ricordo perfettamente quando il tennis diventò Open e Ken Rosewall riusci ad arrivare per la seconda volta in finale a Wimbledon. Erano passati 20 anni. Nel 1954 aveva perso con Drobny. Purtroppo nel 1974 c’era Jimmy Connors.
A questo punto mi fermo per non impantanarmi in un discorso impossibile: cosa sarebbe successo se...? Nella vita e nello sport il "se" non esiste. Torniamo alla realtà dei numeri, alla gioia della vittoria e all’amarezza per la sconfitta. Sono tanti davvero i grandi campioni che hanno pianto sulla terra rossa del Roland Garros. Pensate che Sampras, dall’alto dei suoi 14 titoli del Grande Slam, in carriera non è mai riuscito ad arrivare in finale a Parigi. Tra gli sconfitti eccellenti sul rosso è doveroso ricordare McEnroe, Edberg, Becker, Newcombe. Chi andò più vicino alla vittoria fu "Super Mac". Nella finale del 1984 contro Lendl arrivò a condurre 6-3, 6-2, 3-2 e servizio, poi perse in 5 set. Dal canto suo Lendl, quando era numero uno del mondo, gettò via una stagione pur di vincere Wimbledon. Prese casa a Londra, assoldò Tony Roche, si mise a studiare il serve and volley come uno scolaretto. Passò giornate intere ad "addomesticare" l’erba. Nel 1986 aveva perso con Becker, in quel fatale 1987 giocò la finale da favorito contro l’australiano Cash, che era stato operato di appendicite, ma fu sconfitto per 7-6, 6-2, 7-5. Credo che quel match gli abbia fatto odiare l’erba per sempre. Lendl lasciò il tennis dopo aver perso altre due finali del Grande Slam negli Us Open: una nell’88 con Wilander, la seconda nel 1989 contro Becker.
Ieri ho azzardato un’ipotesi: è più facile che Nadal vinca Wimbledon che Federer Roland Garros. Oggi sono stata confortata da una dichiarazione di Federer: «Nadal può sicuramente vincere altri tornei del Grande Slam. Non è un campione solo da terra rossa. L’anno scorso ha giocato la sua prima finale a Wimbledon.

Quest’anno ha vinto a Indian Wells, che è la stessa superficie di Flushing Meadows e degli Australian Open. Per quanto mi riguarda ci riproverò! Posso aspettare tranquillamente un altro anno. Dopo tutto sarebbe peggio se dovessi rincorrere un oro olimpico».

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