Parigi, nei guai il giudice del caso Clearstream

Sospetti anche sui servizi segreti: coinvolti nella lotta per l’Eliseo?

Alberto Toscano

da Parigi

Sconvolta dalla bufera dello «scandalo Clearstream», la politica francese ha l’aria di un campo di macerie, e il peggio è che le varie istituzioni subiscono i contraccolpi di questa situazione per alcuni aspetti drammatica. La presidenza della Repubblica ha sempre meno credito a causa delle voci sulle presunte compromissioni di Jacques Chirac con i «complottatori», che volevano uno scandalo per screditare il ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy e che sono invece stati travolti dal contro-scandalo delle rivelazioni sulle loro trame oscure.
Ieri è andata in tilt anche la magistratura, cosa che ha spinto il ministro della Giustizia Pascal Clément a ordinare un’inchiesta ufficiale sul giudice Renaud Van Ruymbeke, accusato dai media - in particolare dalla rete televisiva Lci, appartenente al gruppo Tf1, ossia al principale polo dell’etere francese - di essersi messo d’accordo all’inizio del 2004 con Jean-Louis Gergorin, braccio destro dell’allora ministro degli Esteri Villepin, per farsi recapitare con lettere anonime i nomi dei politici che avrebbero avuto conti segreti presso la banca lussemburghese Clearstream. Quei conti segreti si sono rivelati una montatura e le lettere anonime (scritte da quello che la stampa francese definisce «il corvo») sono state all’origine del presunto complotto.
Il giudice Van Ruymbeke ha sempre detto di non conoscere il nome del mittente, ma ora si scopre che il 30 aprile 2004 ebbe un incontro proprio con Gergorin, ossia con quello che ormai viene da molti considerato il «corvo». Quando la vicenda si è rivelata una messinscena e le accuse ai politici - tra cui Sarkozy, compagno di partito di Villepin nella formazione neogollista Union pour un Mouvement populaire, Ump - sono completamente cadute, il giudice si è ben guardato dall’incriminare la sua «gola profonda». Ha continuato a stare al gioco delle lettere anonime, affermando che le sue indagini per calunnia e «falsa denuncia» erano «contro ignoti».
Solo che stavolta i soliti ignoti di Parigi hanno un nome e un cognome: Jean-Louis Gergorin, ricompensato con la nomina a vicepresidente del gruppo franco-tedesco Eads (da cui dipende Airbus), il suo presunto mandante Dominique de Villepin (oggi primo ministro ai minimi storici della popolarità) e - forse - il «mandante del mandante», ossia il personaggio più importante di Francia. Insomma, la tempesta lambisce il palazzo dell’Eliseo. Le istituzioni sono scosse dal gioco dei sospetti e delle indiscrezioni.
Le Monde e il settimanale L’Express pubblicano documenti che riguardano un altro personaggio-chiave dello scandalo: il generale dei servizi segreti Philippe Rondot. Proprio lui avrebbe ricevuto due anni fa da Villepin e dal suo fedele Gergorin l’input a indagare su Sarkozy in modo da screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica. Essendo Sarkozy un avversario di Chirac e di Villepin nel loro partito, bisognava toglierlo di mezzo prima che potesse candidarsi alle presidenziali del 2007 (che a questo punto potrebbero invece portarlo all’Eliseo). Viste le dichiarazioni e le mezze smentite di Rondot - che certo non è Biancaneve - viene un dubbio: e se i servizi segreti stessero partecipando alla battaglia per la corsa all’Eliseo?
Le Monde pubblica alcuni appunti di Rondot, scritti nel corso dei suoi incontri del 2004 con l’allora titolare degli Esteri, Villepin. Una delle sue note afferma che ci sono state «verifiche negative» sul coinvolgimento di Sarkozy in un giro di tangenti - destinate ad alimentare i conti lussemburghesi - ma che Villepin lo spinge ad andare avanti lo stesso nell’inchiesta.

Un altro appunto afferma che il ministro della Difesa, signora Michèle Alliot-Marie (superiore diretto di Rondot, che opera nell’equivalente francese del Sismi) è seccatissima perché Chirac l’ha messa da parte. Il vero punto scottante delle ultimissime rivelazioni di Le Monde sta nel coinvolgimento diretto di Jacques Chirac nel presunto complotto contro Sarkozy.

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