Nicolas Sarkozy non può fare a meno del suo defilato primo ministro. Senza fanfare, nel giro di poche ore, François Fillon ha dato le dimissioni e accettato l’incarico di formare un nuovo esecutivo.
Nelle ultime settimane, mentre si faceva sempre più concreta la possibilità di un rimpasto e gli altri candidati premier si muovevano in cerca di pubblicità, Fillon è rimasto ai margini, taciturno come sempre. E ha parlato soltanto dopo aver accettato la nuova sfida: «Mi impegno con determinazione in una nuova tappa», i 18 mesi che porteranno alla corsa all’Eliseo nel 2012. Sopravvive dunque una delle coppie politiche più particolari della V Repubblica: l’energetico e rumoroso presidente lavorerà ancora con il pacato e riflessivo primo ministro che piace ai francesi. Spiega infatti Le Parisien che Fillon deve la sua nuova nomina non tanto alla vicinanza con Sarkozy, quanto alla sua popolarità all’interno dell’elettorato di destra. E tra i deputati del partito. Il presidente francese lo sa e sa anche che non avrebbe potuto giustificare l’allontanamento di un premier efficiente che agli inizi del mandato, nel 2007, definì un semplice «collaboratore».
Dopo tre anni e mezzo, il collaboratore schivo, accusato più volte di vivere nell’ombra di un leader ingombrante, piace più del suo presidente. Gli ultimi sondaggi raccontano che il leader francese è sceso di altri tre punti e ha il 32% dei consensi. Fillon invece è salito di tre punti: la sua popolarità è al 47%. E se si candidasse alle presidenziali, vincerebbe laddove Sarkozy perderebbe: al secondo turno contro la signora del partito socialista, Martine Aubry. Sarkozy e Fillon sono totalmente diversi, spesso in disaccordo. C’è chi dice addirittura che non si sopportino. Sono condannati però a lavorare assieme, perché il loro tandem in fondo funziona. E per «rafforzare la crescita dell’economia al servizio dell’occupazione, promuovere la solidarietà e garantire la sicurezza di tutti i francesi». Così almeno ha detto l’inossidabile primo ministro dopo la riconferma, riassumendo in poche battute la road map del nuovo esecutivo.
Sarà «un governo di battaglia», ha detto un ministro al Figaro, più leggero: 26 e non 37 ministri. La maggioranza giudica la nomina di Fillon come un segno di continuità. L’opposizione accusa Sarkozy di promettere il cambiamento senza di fatto cambiare nulla. Le consultazioni sono andate avanti tutto il giorno ieri, senza colpi di scena oltre alla decisione di un indispettito Jean-Louis Borloo, ministro dell’Ecologia uscente e aspirante premier, di non far parte del nuovo esecutivo.
La nuova squadra è stata presentata in serata: torna l’ex premier Alain Juppé, come ministro della Difesa. Esce Bernard Kouchner.
Al suo posto, agli Esteri, va il guardasigilli Michèle Alliot Marie. Christine Lagarde è stata riconfermata all’Economia. Xavier Bertrand lascia la presidenza del partito di maggioranza a Jean-François Copé per guidare un grande ministero che raggruppa Lavoro e Sanità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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