da Parigi
La «clausola del Dna» è stata approvata dall'Assemblea nazionale francese nel contesto della nuova legge sull'immigrazione. Il ministro dell'Identità nazionale e dell'Immigrazione, Brice Hortefeux, spiega che i futuri test del Dna saranno circoscritti a un caso specifico: il ricongiungimento familiare.
Il problema di fondo è presto detto: corre voce che molti immigrati extracomunitari (in particolare africani) facciano giungere in Francia, presentandole come propri figli, persone che in realtà non lo sono affatto. La pratica dei test sul Dna dovrebbe metter fine a ogni dubbio. L'opposizione di sinistra grida allo scandalo. Il governo replica che il vero scandalo è aggirare la buona fede delle istituzioni francesi.
Dopo un aspro dibattito, l'Assemblea nazionale ha approvato un emendamento del deputato Thierry Mariani (vicinissimo a Nicolas Sarkozy), secondo cui i test sul Dna degli aspiranti all'immigrazione (in base al principio del «ricongiungimento») verranno effettuati fino al 31 dicembre 2010. Mariani sperava in un testo più drastico, ma ha dovuto accettare un compromesso di fronte alle perplesità di una parte della sua stessa maggioranza di centrodestra.
Saranno gli stessi interessati a manifestare (nei Paesi d'origine) la disponibilità a sottoporsi all'esame genetico facoltativo. Poi i consolati saranno liberi di privilegiare, nella concessione dei visti, le persone che avranno provato il proprio rapporto di parentela con chi già dispone di un permesso di soggiorno. L'«emendamento Mariani» è stato approvato con 91 voti contro 45. Il testo finale «autorizza» un candidato al «ricongiungimento familiare» a presentare i risultati di un test genetico, che sarà pagato dalla Francia «in caso di concessione del visto».
L'Assemblea nazionale ha anche approvato una norma che rende obbligatorio «un esame di lingua francese e di conoscenza dei valori della Repubblica» che tutti i candidati all'immigrazione per «raggruppamento familiare» dovranno sostenere (con l'esclusione di quelli di età superiore ai 65 anni). In caso di insufficiente conoscenza di lingua e valori, i candidati potranno seguire gratuitamente (nei Paesi d'origine) appositi corsi organizzati da ambasciate e consolati.
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