Parigi, scatta il coprifuoco per sedare la rivolta

Parigi, scatta il coprifuoco per sedare la rivolta

Alberto Toscano

da Parigi

Quella di ieri è stata la giornata in cui un sindaco - Eric Raoult, primo cittadino di Raincy, nella regione parigina - ha proclamato il «coprifuoco notturno per i minorenni» ed è stata soprattutto la giornata della svolta. Il governo ha infatti deciso per la linea dura: il premier Villepin, parlando in tv, ha preannunciato che oggi il Consiglio dei ministri conferirà ai prefetti la possibilità di decretare il coprifuoco sui territori di loro competenza. «La risposta sarà ferma - ha aggiunto Villepin -: le violenze alle quali abbiamo assistito in questi giorni sono inaccettabili». Il primo ministro ha aggiunto che agli 8mila poliziotti e gendarmi schierati se ne aggiungeranno 1500 della riserva «ma non verrà usato l’esercito». La «ribellione delle banlieue» sta perdendo il poco sostegno di cui godeva nell'opinione pubblica e la Francia intera si sta finalmente unendo per disarmare la mano delle decine di migliaia di giovanissimi teppisti, intenzionati a darle letteralmente fuoco.
Probabilmente ci saranno altre notti d'inferno, ma le bande di vandali hanno perso la loro scommessa: sono isolate nel Paese e possono solo esaurire la loro triste forza propulsiva. Perché questa sensazione e perché proprio ieri? Perché i francesi non ne possono davvero più di queste violenze senza capo né coda: la svolta giunge nel giorno del primo morto - un pensionato di 61 anni - e nel giorno in cui 36 poliziotti sono stati feriti, di cui due gravemente. Stavolta gruppi di delinquenti hanno sparato sulle forze dell'ordine con fucili da caccia ad altezza d'uomo. Volevano uccidere.
Altri segnali fanno pensare a una svolta «politica» nello svolgimento di questa crisi, che può tuttavia - è bene ripeterlo - conoscere altri momenti di estrema violenza. La magistratura ha cominciato a negare il beneficio della condizionale ai teppisti colti sul fatto. Un diciottenne della zona di Bordeaux, che aveva lanciato nella località di Bègles sassi contro i pompieri intenti a spegnere un incendio, trascorrerà tre mesi dietro le sbarre. Un ventiduenne sempre di Bordeaux sarà rinchiuso in carcere per sei mesi. Ormai i magistrati sono pronti a usare a loro volta il pugno di ferro.
Il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy, le cui dichiarazioni di due settimane fa contro la «feccia teppistica» avevano contribuito a dar fuoco alle polveri, ha cambiato stile. Meno frasi ad effetto e costante presenza sul territorio allo scopo di manifestare solidarietà agli agenti di polizia, che stanno vivendo un periodo da incubo. Ieri il ministro era in Normandia, ad Evreux, dove i pompieri sono stati aggrediti nei giorni scorsi nell'esercizio del proprio lavoro. Proprio queste continue aggressioni ai pompieri contribuiscono ad alienare alle bande di «guerriglieri delle banlieue» le scarse simpatie di cui ancora disponevano. I francesi hanno una considerazione enorme per i pompieri, molti dei quali sono volontari. Altro elemento importante: l'estensione a macchia d'olio delle violenze all'insieme della Francia ha spinto sindaci d'ogni colore politico a superare le divergenze tra loro per lanciare appelli contro ogni forma d'illegalità.
Anche le autorità dell'Islam francese sono scese in campo per chiedere la fine delle violenze. Molti abitanti delle banlieue vengono da famiglie di immigrati maghrebini e sono tentati dall'idea di utilizzare la religione musulmana in chiave di contrapposizione con la Francia. Stavolta sono stati invece i massimi notabili islamici a lanciare una «fatwa», ossia un'intimazione religiosa, per ordinare il ritorno alla normalità. Un appello alla fine delle violenze è giunto anche dal diciassettenne Muhittin Altun, il giovane scampato all’incidente in cui sono morti i suoi due coetanei, fatto di cui è stata accusata la polizia e che ha dato origine alla «rivolta».

Quanto al rettore della moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, è sceso nuovamente in campo per chiedere che cessino le violenze dopo dodici giorni terribili, che hanno visto l'incendio di cinquemila auto, 1.500 fermi (solo domenica notte sono stati distrutti 1.408 veicoli e fermate 395 persone), la distruzione di scuole, asili nido e di tutto ciò che è capitato sotto il tiro dei teppisti e delle loro «molotov».

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