Il Parlamento vuol cambiar marcia: corsie veloci per i disegni di legge

In aula la proposta Pdl: tempi rapidi anche per gli emendamenti della minoranza. Ddl «prioritari» approvati in 60 giorni. L’ok di Schifani e Fini

Il Parlamento vuol cambiar marcia: corsie veloci per i disegni di legge

da Milano
Circonvallazione parlamentare, ingorgo da ora di punta. Tutti bloccati, incastrati, nervosi. Insulti tra leggi, iter e decreti. Il governo pigia a vuoto sull’acceleratore e impreca per i tempi morti; l’opposizione sbraita dal finestrino contro chi deve vigilare. Ordinario traffico all’incrocio tra Camera e Senato. Squarci di attività legislativa tra il frustrato e lo schizofrenico.
Per sanare questo caos castrante di iniziative e discussioni, ecco arrivare una provvidenziale oliata ai meccanismi burocratici: una revisione dei regolamenti parlamentari che snellisca le procedure elefantiache in cui si impantana da sempre il dibattito a Montecitorio e a Palazzo Madama. Otto proposte di riforma, tra cui spicca quella presentata a luglio dal Pdl, che verrà discussa in Senato il 14 ottobre.
L’architettura della riforma - secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini - è semplice: «Velocizzare le procedure», rimuovere gli inceppamenti, consentire all’esecutivo di presentare disegni di legge e all’opposizione di fare lo stesso con gli emendamenti. «Così da svelenire il clima», aggiunge il presidente del Senato Renato Schifani. La novità principale, per restare nella metafora urbanistica, è l’adozione di una «corsia preferenziale» per i ddl del governo che attuano il programma: se indicati come «prioritari», dovranno essere approvati in 60 giorni. E addio alle «guerre di posizione» estenuanti che paralizzano sistematicamente l’azione dell’esecutivo. Parallelamente, due terzi del tempo-lavoro parlamentare verrebbero dedicati esclusivamente alle proposte del governo, che avrebbe anche la facoltà di far votare per primo un articolo o un emendamento sul quale è stato espresso parere positivo.
Insomma, si taglierebbero le briglie e si allenterebbe il giogo. E secondo Schifani, con regolamenti più snelli, il governo potrebbe «ridimensionare la richiesta di decreti»: se i tempi sono certi, perché non confrontarsi con il Parlamento? Ed ecco perché questa riforma sarebbe utile anche all’opposizione, per la quale sarebbe redatto anche uno «statuto» sui tempi della creazione del governo-ombra (entro 15 giorni dalla fiducia).
Altre misure sono pronte per ridurre la frammentazione delle Aule. Per costituire un gruppo occorrono almeno dieci senatori o venti deputati. In caso si scenda sotto questa soglia, il gruppo si scioglie e i «reduci» confluiscono nel gruppo misto. Ultima riforma quella sul «question time», lo spazio per le domande all’esecutivo: si svolge una volta alla settimana e una volta al mese deve intervenire il premier.
Sul tema, fondamentale per l’evoluzione della vita politica, è intervenuto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in una lettera alla Stampa ha rassicurato: «Continuerò a vigilare sulla necessità e l’urgenza dei decreti».

Già, perché il ricorso del governo a questa «arma» ha fatto storcere il naso anche a Fini, schierato a difesa del «ruolo forte del Parlamento» e della «semplificazione senza toni di propaganda».
Con tanti vigili in giro, è ora di far funzionare anche qualche semaforo.

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