
Più certezze per gli investitori disorientati dal caos sull'urbanistica. Ma anche maggiori leve sul trasporto pubblico o sulla sanità e la possibilità di continuare a essere il centro finanziario del Paese, attirando le istituzioni economiche più prestigiose. «Conferire a Milano dei poteri speciali come quelli che avrà Roma, vuol dire anche risvegliare l'orgoglio di una città che non è soltanto mattoni e grattacieli» assicura Mauro Piazza, il sottosegretario della Regione Lombardia con delega all'Autonomia, parlando della proposta del segretario della Lega Massimiliano Romeo di dare gli stessi poteri di Roma Capitale. «Non ci deve essere scoramento - prosegue Piazza - La città non è il frutto solo di decisioni di natura urbanistica. Qui ci sono le migliori Università, rinomati centri di ricerca e una rete di eccellenze sociali, educative ed economiche. Dare poteri speciali vuol dire anche incentivare la creatività, l'ingegno e l'operosità dei milanesi». Nonostante lo spaesamento dovuto alle inchieste, la città ha la necessità di riaffermare il prima possibile quel suo primato finanziario che l'ha resa terra di investimenti: «Può essere l'occasione per riequilibrare delle storture di un modello che ha portato a delle alterazioni - sottolinea Piazza - Ma anche quella di rafforzare la sua vocazione internazionale, attirando qui le maggiori istituzioni economiche. Un po' di deromanizzazione da questo punto di vista male non fa». E una proposta l'ha fatta anche il leader della Lega Matteo Salvini che vorrebbe trasferire a Milano gli uffici della Consob.
Il principio guida, spiega Piazza, è sempre lo stesso: «Le decisioni sono più efficaci se vengono prese da chi è vicino al territorio e quindi ne capisce meglio vocazione e problemi. Ora che si è aperta questa possibilità per Roma che è capitale politica del Paese, dobbiamo fare di tutto per allargare la questione anche a Milano che ha le sue specificità».
L'autonomia vale per le grandi città e ovviamente anche per le Regioni. La Lombardia sta facendo da apripista tracciando la rotta al resto del Paese grazie all'attivismo del governatore Attilio Fontana e al lavoro di cucitura che sta portando avanti lo stesso Piazza. Entrambi hanno recentemente incontrato il ministro Roberto Calderoli e da settembre la Lombardia è pronta a firmare le prime pre-intese per gestire in autonomia tre materie no-Lep (Protezione civile, professioni e previdenza complementare integrativa), ma soprattutto la sanità. Per far capire la difficoltà del percorso, Piazza usa una metafora: «Per arrivare all'autonomia, serve un passo alla volta. Bisogna iniziare con un forellino nella diga, per poi smontarla tutta». Gestire la sanità, osserva il leghista, «è come una rivoluzione copernicana». La Regione potrebbe spendere come preferisce le risorse destinate alla salute.
Un esempio calzante va ricercato nel braccio di ferro dei mesi scorsi con il governo, quando la Lombardia attuò politiche di prevenzione per la vaccinazione dei neonati contro la bronchiolite, «un extra Lea che lo Stato non voleva permetterci di spesare all'interno delle risorse del fondo sanitario». Il risultato? Alla fine Roma ha riconosciuto la validità della scelta lombarda e nei Pronto soccorso i ricoveri dei bambini per quella patologia sono diminuiti del 90 per cento. «Abbiamo il problema della retribuzione di medici e infermieri.
Dobbiamo rendere più attrattive queste professioni, anche con incentivi sul discorso abitativo - conclude Piazza - Altrimenti tra qualche anno avremo gli ospedali più belli del mondo, con i macchinari più avanzati, ma non le persone per farli funzionare».