Parliamo di problemi veri, unica ricetta per vincere

Parliamo di problemi veri, unica ricetta per vincere

(...) scaricarla.
A destra, invece, discutono se e come ricaricare (e ricandidare) Enrico Musso. Cioè, in mancanza di un candidato nuovo, non si trova idea migliore che puntare sull’usato sicuro (sicuro?). Il Secolo XIX - che è il maggior giornale della regione e in quanto tale va rispettato e letto con attenzione -, ad esempio, fa pagine e pagine su queste storie e l’altro giorno ha dedicato addirittura un’apertura di pagina a un pranzo nei dintorni del Senato fra lo stesso Musso e il coordinatore metropolitano del Pdl Giorgio Bornacin.
Premetto che - nonostante mi capiti spesso e volentieri di non essere d’accordo con loro su scelte politiche, soprattutto con Musso - sono due miei ottimi conoscenti, anche personali, oltre che due splendidi commensali. E premetto anche che ogni volta che mi sono trovato a pranzare con loro mi sono trovato davvero bene. Ma vogliamo dirlo chiaro e forte? Chissenefrega del loro pranzo. Spero per Enrico e Giorgio che abbiano mangiato bene e che il ristoratore abbia offerto loro anche il limoncello a fine pasto.
Ma, ribadisco, chissenefrega se hanno mangiato insieme. A me, sinceramente, interesserebbe molto più affrontare i problemi della città e magari pensare di risolverli.
Così come trovo surreali i dibattiti e gli entusiasmi sulle lettere di Marta Vincenzi in cui dice al suo partito cosa ha fatto per Genova nel suo mandato (evidentemente, deve scriverlo, visto che non è visibile a occhio nudo) o sulle interviste in cui l’ex sindaco Adriano Sansa dice che a lui Marta piace più di Claudio Burlando. O, ancora, i sondaggi dell’Italia dei Valori che danno Tizio in vantaggio su Caio. Anche su questa roba qualcuno del Pdl si entusiasma regolarmente. Ma, anche su questo, a costo di essere ripetitivo, ribadisco il mio chissenefrega. Lasciamo Sansa, Vincenzi e Burlando ai rispettivi lavori e pensiamo un po’ a Genova.
Ma è possibile che non ci si renda conto che la gente che fa fatica a far quadrare i conti, non solamente coloro che non arrivano alla fine del mese, non ne può più di questo politichese? Di queste chiacchiere barocche fatte solo per far felici le stesse cento persone?
Ma è mai possibile che nessuno di quelli che si entusiasma per questa roba, viaggi mai su un treno o su un autobus? Questi - quasi tutti, senza soluzione di continuità fra centro, destra e sinistra - non rispondono nemmeno alle mail dei cittadini, come ha dimostrato la nostra inchiesta di ieri, chiusi nella loro autoreferenzialità e nel loro chiacchiericcio da salotto. E, intanto, mentre loro discutono se sia meglio il sondaggio dell’Api o quello segreto del Pd, Genova si sfascia ogni giorno di più.
Questi - destra, centro e sinistra, quasi tutti, non tutti - vivono asserragliati nei loro stipendi faraonici e nelle loro liste bloccate. Sembrerebbe facile demagogia, e un po’ magari lo è. Ma come si fa a fuggire dalla demagogia quando si ha a che fare con gente che non vede che fuori c’è un mondo? Che, fuori, c’è una città da rifondare. Che, fuori, c’è una rivoluzione da fare. Senza politichese e senza politicismi.
Non vedono che, fuori, c’è un popolo che chiede semplicemente che Genova torni ad essere quello che è: la più bella città del mondo. E che sia gestita con quel minimo di decenza che si addice a una città di una bellezza unica e straniante. Che potrebbe essere Barcellona. Ma che, quando prova ad esserlo, rischia di esserne solo la tragica o farsesca caricatura, come nella storia della rambletta del Comune. Che potrebbe essere Barcellona, ma molto più spesso somiglia a Tangeri. Con tutto il rispetto per Tangeri.
Il dibattito di questi giorni su Genova e Milano - innescato dalla bellissima pagina della nostra Giulia Guerri, redattrice milanese che è un’ET a Genova e soprattutto persona doc, che crede in quello che scrive e in quello che fa, una vera - è solo un capitolo di quello che vogliamo raccontare. Sicurezza e decoro urbano inesistenti sono solo l’abc di quello che non funziona a Genova.
Fin qui, la pars destruens, la più facile forse.

Il resto - e ci torneremo nei prossimi giorni - è la pars costruens, per raccontare che un’altra Genova è possibile (a partire dall’informazione) e per dire come la vogliamo costruire.
Questa rivoluzione sarà la nostra rivoluzione. Noi ci siamo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica