Parmalat, accuse a un perito del tribunale

Nella relazione, il patrimonio passò da meno 11,7 miliardi di lire a più 324 miliardi

Gianluigi Nuzzi

nostro inviato a Parma

«Ispirazione deontologicamente non corretta», ovvero copiato. Questo avrebbe compiuto un perito infedele che finisce ora al centro dell’inchiesta che la Procura di Parma sta svolgendo sul crac Parmalat. Il commercialista Antonino Sammartano, perito nominato nel febbraio del 1999 dalla seconda sezione del Tribunale civile di Roma, è infatti indagato dai Pm Vincenzo Picciotti e Antonella Ioffredi. E rischia il processo. L’accusa è delle peggiori per un professionista nominato dai giudici. Sammartano è infatti nel mirino degli inquirenti per presunta infedeltà nella stima del ramo aziendale nel settore lattiero caseario di Cirio che passò di mano da Sergio Cragnotti a Calisto Tanzi. In altre parole avrebbe redatto la sua perizia copiando anche la consulenza di una delle parti.
Il ramo comprendeva l’asset storico, l’ex Centrale del latte di Ancona e partecipazioni nella Centrale di Roma e nella Latte Calabria. Per gli inquirenti Sammartano «venendo meno al dovere d’indipendenza e copiando l’elaborato di un consulente della Cirio» avrebbe gonfiato i valori dei marchi e dell’avviamento aziendale, senza applicare alcun criterio di controllo e di sconto. Si è così partiti da un valore contabile negativo di patrimonio netto di 11,7 miliardi di vecchie lire per giungere progressivamente a un «valore economico massimo di stima di 324,172 miliardi di lire». Sovrastime che andarono a incidere sull’intera perizia.
Dopo il conferimento, «pur rimanendo immutato il valore del ramo d’azienda, veniva varata la situazione patrimoniale della società inserendo, anche in sostituzione di altri debiti commerciali e debiti verso istituti di credito diversi, debiti del gruppo Cirio verso Banca di Roma, per lo più estranei alla divisione latte». La mossa permise, sempre per la procura, di aumentare i debiti nei confronti dell’istituto bancario passando da 174 a 304.273 milioni di lire messi nero su bianco nell’atto integrativo di conferimento. Così per l’accusa la perizia eseguita «appare viziata da una non sistematica applicazione del principio di prudenza - si osserva nella relazione depositata del ct della Procura, Piero Manaresi - attraverso errori metodologici e applicazioni di finanza creativa».
Confrontando l’elaborato di Sammartano con quello del consulente Ernesto Santaniello, commissionato da Cirio Spa, emergono interi brani identici. Il perito del Tribunale ha quindi copiato la relazione del consulente di Cragnotti? Molti elementi lo fanno presupporre. Il dubbio pare legittimo confrontando i due documenti visto che numerose frasi sono proprio uguali. E quindi si trovano analogie non solo nelle metodologie e nelle valutazioni assunte. Altri indizi sulla copiatura verrebbero dagli appunti sequestrati nello studio del professionista, perito del Tribunale.
Un ultimo elemento di dubbio viene dalla valutazioni delle immobilizzazioni tecniche. Anche in questo caso sarebbero stati compiuti errori nella stessa individuazione di terreni e palazzi ad uso ufficio da inserire nel conferimento aziendale. Una confusione, stando alla ricostruzione del perito della procura, che avrebbe determinato delle perfezioni contrattuali persino di prezzo nella stesura dell’atto stesso di conferimento societario.
La posizione di Sammartano verrà con ogni probabilità stralciata, lasciando gli investigatori emiliano a concludere gli ultimi fronti d’indagine lasciati aperti. Il prossimo che dovrebbe chiudersi è quello sul comparto turistico. E sui dissesti delle diverse società che dovevano rilanciare l’immagine del gruppo. Anche qui dovrebbe intervenire entro fine mese l’avviso di conclusione delle indagini preliminari per i numerosi indagati.
A Parma, invece, si chiudono le indagini preliminari sulla vicenda Eurolat. A rischio processo 21 persone, tra queste lo stesso Geronzi. Secondo i pm, il presidente di Capitalia «anche mediante pressioni su Tanzi, cui prospettava la revoca dei finanziamenti concessi alla sue società, fece impegnare Parmalat all’acquisto da Cirio di Eurolat e della Centrale del latte di Roma al prezzo non congruo di lire 829 miliardi». Questo «al fine di ridurre le esposizioni che il gruppo Cirio aveva verso Banca di Roma». Così il prezzo della divisione latte di Cirio, sempre per la Procura, fu «superiore di almeno 200 miliardi». Capitalia respinge le accuse: nessun esponente di Capitalia sottoposto ad indagine e tanto meno Geronzi «partecipò mai ad alcun incontro - scrivono i legali Guido Calvi e Francesco Vassalli - concernente la negoziazione dell’operazione Eurolat.

La banca non ha svolto alcun ruolo in materia di individuazione del valore di Eurolat e di negoziazione del prezzo. In queste materie ciascuna delle due parti era assistita da primarie istituzioni finanziarie internazionali».
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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