Parma - L’ultimo atto dell’udienza preliminare per il crac Parmalat si è chiuso con 35 rinvii a giudizio per i filoni Parmalat e Parmatour, otto per il filone Ciappazzi e tre relativi a filoni secondari. La prima udienza dibattimentale si terrà il 14 marzo del 2008. Sul banco degli imputati ci saranno Calisto Tanzi e Fausto Tonna, numero uno e direttore finanziario della Parmalat. Con loro, al processo, tra gli altri ci saranno Giovanni Tanzi, fratello di Calisto, Luciano Silingardi, ex presidente della Fondazione Cariparma, Domenico Barili, ex direttore marketing di Parmalat. Rinviati a giudizio anche Cesare Geronzi, numero uno di Capitalia e presidente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca, e Matteo Arpe per il caso Ciappazzi, connesso con il crac dell'azienda di Collecchio. E andrà a processo anche Gianpiero Fiorani, ex numero uno di Bpl, rinviato a giudizio per Parmatour. Queste le decisioni prese dal gup di Parma Domenico Truppa.
40 milioni di risarcimento Il gup Truppa ha riconosciuto alle parti civili del processo Parmalat un risarcimento, per danni morali, pari al 10% del capitale investito. In pratica, secondo l’avvocato Carlo Federico Grosso, che difende oltre 32mila risparmiatori, la cifra dovrebbe aggirarsi intorno ai 40milioni di euro. "Siamo soddisfatti: una decisione molto seria e motivata. Il risarcimento riguarda tre imputati che sono stati condannati con rito abbreviato, Bianchi, Zini e Del Soldato. Ora tocca vedere le disponibilità di queste tre persone: ma comunque la decisione del Gup è un precedente importante anche per la altre sentenze che seguiranno", ha dichiarato l'avvocato. Capitalia si costituirà parte civile nei confronti di Calisto Tanzi e degli altri dirigenti della Parmalat rinviati oggi a giudizio. L’azione è stata preannunciata da una nota dei legali del gruppo bancario.
I prosciolti Nell’udienza il gup Truppa ha prosciolto nove imputati da ogni accusa. Sono stati ratificati inoltre anche 16 patteggiamenti per i quali la procura aveva già prestato il consenso. In udienza il pm Vincenzo Picciotti ha chiesto il sequestro conservativo di alcuni conti in Svizzera intestati a Giovanni Bonici, ex responsabile di Parmalat Venezuela, e a Domenico Barili, ex direttore marketing della Parmalat. Tali conti, secondo le informazioni raccolte, erano già stati bloccati dalla magistratura svizzera e soltanto adesso invece ne è stato chiesto il sequestro conservativo anche da parte della magistratura italiana.
A quanto si è appreso, sul conto di Barili, sono stati trovati circa sette milioni di euro, mentre su quello di Bonici, ci sarebbero circa circa 400.000 dollari. Nei proscioglimenti il giudice ha valutato che l’operazione di quotazione in borsa della Parmalat (1989) "non è un’operazione dolosa" perché "non è causativa del dissesto del 2003".
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