La parola fine su Infinitif spetta al Consiglio di Stato

La parola fine su Infinitif spetta al Consiglio di Stato

Ricordate il film l’Armata Brancaleone? Una delle più belle interpretazioni di Vittorio Gassman. E la canzoncina che ritmava la marcia (branca branca, leon leon...), con il condottiero in testa che ad un certo punto, sentendo affievolirsi il coretto, girando lo sguardo si rendeva conto stupito di essere rimasto solo. Questo comico episodio plasticamente mi ricorda la telenovela Infinitif e la disputa sulla sua legittimazione a partecipare ed a vincere come ha vinto il Derby di trotto italiano. Erano partiti lancia in resta in otto scuderie, proprietarie di altrettanti cavalli partecipanti al Derby dopo l’ottava vittoria a seguire (la cabala dei numeri!), culminata con il trionfo nel Derby, con una roboante lettera di diffida, firmata da tutti i partecipanti al Derby, meno uno. Accompagnata da una campagna di stampa con clangori di cembali, tamburi e cronisti volonterosi che, pur di sostenere la «causa» non esitavano ad improvvisarsi esperti giuristi, con esiti alquanto patetici per la verità. A una prima preventiva protesta rivolta all'Unire (Ente pubblico degno di fede, fino a prova contraria) si erano sentiti rispondere che tutto era in regola e che Infinitif poteva correre. Poi, spariti sette degli otto iniziali partecipi alla «santa crociata» contro il puledro invitto, veniva richiesto un esame della legittimità della sua partecipazione al Derby da parte della giustizia amministrativa. Il Tar del Lazio con una prima pronuncia ha rigettato nei giorni scorsi la richiesta di sospensiva avanzata dall'ultimo sopravvissuto ricorrente. La logica e il buon senso vorrebbero che ci si astenesse dai commenti e si attendesse eventuali altri pronunciamenti sulla questione da parte di chi di competenza. Così non pare vada bene. In particolare al cronista della Gazzetta dello Sport che non esita a contraddire se stesso con un titolo che dava atto dell’avvenuto rigetto da parte del Tar (Tribunale amministrativo regionale), alla richiesta di sospensiva, salvo dare poi una sua personalissima interpretazione e iniziare l’articolo che dovrebbe «spiegare» in questo modo: «Infinitif continua a essere il vincitore del Derby, nonostante la presenza di una documentazione sempre più chiara confermi che non avrebbe mai potuto partecipare, poiché non italiano». Se questa è informazione, non sta a me giudicarlo, ma ai lettori e forse, se la scuderia Bolgheri, proprietaria del cavallo Infinitif, lo riterrà opportuno, a qualche tribunale ordinario. Al di la dell’episodio particolare, mi pareva fossero arrivate due buone notizie sul fronte caldo giustizia amministrativa-Unire: la conferma da parte del Consiglio di Stato con la definitiva decadenza della convenzione Unire-società di corse, che permetterà all’Ente di ripartire con un nuovo rapporto convenzionale con gli ippodromi, più giusto ed equilibrato del precedente. Questa del rigetto da parte del Tar della richiesta di sospensiva sul caso Infinitif, del resto già esaminato dall’Unire e ritenuto assolutamente legittimo.
Tra gli addebiti formulati contro Infinitif ve ne è uno che riguarderebbe anche Light Kronos.

Il vincitore del recentissimo Premio Allevatori non risulterebbe iscritto nel «Libro Rosso» dell’Anact, nell’anno di nascita 2005, con lettera nel febbraio 2006, di sospensione della iscrizione. Un normale ritardo burocratico. Cancelliamo pure lui?
L’ultima parola sul caso Infinitif la darà comunque il Consiglio di Stato al quale la scuderia Trofal Stars ha annunciato il ricorso.

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