Se uno dovesse seriamente pensare che una buona amministrazione si riconosce dal tipo di vegetazione, lo porterebbero via legato e tanti saluti alla legge Basaglia. Se invece è Romano Prodi a scrivere che la differenza tra buono e cattivo governo è ancora oggi riscontrabile dopo 150 anni nel fatto che i boschi del Granducato di Toscana sono «ordinati e rigogliosi», mentre quelli dellantico Stato Pontificio sono «cedui e selvatici», allora è tutto a posto: è pur sempre quello che ha detto «lAfrica è più avanti della Ue in tema di pari opportunità» quando da quelle parti lo sport continentale è la lapidazione della fedifraga.
È la nuova carriera accademica del Professore, che dalla paciosa pappagorgia presidenziale è passato allapocalittica cattedra di Profezie infauste. E da qui ha firmato un articolo sul Messaggero di ieri. Oltre al labirintico parallelismo forestale di cui sopra, Prodi ha costellato il suo intervento di preziosismi con lunico obiettivo di scaricare qualche barile e rifilare qualche colpa a casaccio a Berlusconi.
Innanzitutto, stando al Paese che descrive, lex premier in vacanza devessere stato un gran male. Resort scadenti, buffet maleodoranti, mucillagine sul bagnasciuga: «Devastazione del territorio», «periferie avvilenti», «coste che non offrono condizioni di vita decenti», «forza del bulldozer». Un pacato ritratto dellItalia che pare un cocktail tra lAngola coloniale e Gotham City. Insomma, Prodi si sbilancia per «Difendere davvero il nostro territorio». Già, perché quando era al governo proprio non aveva tempo. Doveva tenere insieme Ferrando e Dini, del territorio si occupava quellanima bella di Pecoraro Scanio, patrono dei rifiuti di Napoli e dei blocchi cronici di ogni grande opera. LItalia ringrazia ancora.
Eppure, con lo sguardo innocente del pensionato che commenta i lavori stradali, Prodi demolisce la politica che ha «inesorabilmente» distrutto il Paese come se fosse cosa a lui estranea. Tanto la colpa di tutto è labolizione dellIci decisa da Berlusconi, che obbliga i comuni a urbanizzazioni selvagge. Beata senescenza che fa dimenticare di essere stati nellordine: 1) ministro dellIndustria (mica del Gelato al cioccolato); 2) presidente dellIri (la ricostruzione industriale, mica un circolo di uncinetto); 3) due volte premier. In sostanza, il Professore alieno briga sul pianeta Italia da 30 anni, con poteri non di poco conto. E quindi viene da chiedersi: ma dove cavolo stava quando gli ecomostri popolavano gli anni Ottanta, Berlusconi ancora se ne stava tra Fininvest e Milan e lIci ancora godeva di buona salute?
È che proprio non ci sta, Romano. Gli scappa da cambiare le carte in tavola a partita finita. In due anni ha gonfiato la pressione fiscale come un tacchino pre-natalizio e ora vedere che il centrodestra - nonostante la crisi - è riuscito a cancellare limposta sulla casa, gli scortica lorgoglio. Tanto che riesce a imitare pure Padoa-Schioppa. Quello disse che le tasse «sono una cosa bellissima»; questo replica che lIci «più che una tassa è un contributo».
Il tutto per reclamare che lui aveva visto giusto, santificando ogni balzello. Solo così si ragionava per il bene del Paese.
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