Le parole del Prof ai raggi X dei magistrati

Gian Maria De Francesco

da Roma

Per il presidente del Consiglio, Romano Prodi, sarà meglio essere del tutto trasparente quando riferirà alle Camere sul caso Telecom. E, soprattutto, non incorrere in contraddizioni. La Procura di Roma, infatti, sarebbe intenzionata ad acquisire tanto il testo dell’intervento alla Camera di giovedì prossimo quanto quello al Senato.
I pm della Capitale Stefano Rocco Fava e Gustavo De Marinis, coordinati dal procuratore capo Giovanni Ferrara, stanno valutando gli elementi contenuti nei verbali dei consigli di amministrazione Telecom dell’11 settembre (approvazione del piano di scorporo della rete di accesso e di Tim) e del 15 settembre (dimissioni del presidente Marco Tronchetti Provera). La Guardia di finanza, venerdì scorso, ha acquisito nella sede milanese di Piazza Affari dell’operatore telefonico anche il cosiddetto «piano Rovati» allegato al verbale della riunione che ha sancito l’uscita di scena del numero uno di Pirelli. Eventuali incongruenze tra le dichiarazioni di Prodi e quanto attestato dal cda di Telecom potrebbero rendere ancora più spiacevole al Professore l’ingerenza in un’operazione di mercato.
Bisogna ricordare, tuttavia, che il fascicolo aperto dalla Procura di Roma e intitolato «Atti relativi a» è ancora senza nomi né indicazioni di reato. E al momento non sarebbero emersi profili penali riguardanti l’attività di consulenza svolta «artigianalmente» a Palazzo Chigi nei confronti di Telecom. I magistrati, però, stanno valutando anche la prima informativa giunta dalla Consob a Piazzale Clodio sull’operazione. L’Autorità guidata da Lamberto Cardia, che ieri ha incontrato il nuovo presidente della società Guido Rossi, non mancherà di informare nuovamente la procura.
Lo scenario per il presidente del Consiglio non è incoraggiante. In primo luogo perché dai verbali emergerebbe che le dichiarazioni del premier relative alla sua totale ignoranza del progetto di scorporo di Tim e della rete e del «piano Rovati» non sono attendibili. Lo stesso Marco Tronchetti Provera ieri ha accennato a «conflitto istituzionale» per motivare le proprie dimissioni. Anche in questo senso può essere spiegata la serie di indiscrezioni filtrate dal Palazzo di giustizia: un «avvertimento» dei magistrati al premier affinché non sia opaco sulla vicenda.
Il secondo elemento da considerare è quello dei profili penali della vicenda. L’articolo 122 del Testo unico della Finanza considera fra i «patti parasociali» (ovvero finalizzati al controllo anche indiretto su una società quotata) gli accordi «che pongono limiti al trasferimento delle azioni» e quelli «aventi per oggetto o per effetto l’esercizio anche congiunto di un’influenza dominante». Bisogna, quindi, stabilire il peso specifico dell’eventuale gradimento (o rifiuto) di Prodi sui progetti di riassetto di Telecom e della proposta di cessione della rete alla Cassa depositi e prestiti formulata nel documento dell’ex consigliere.
Contestualmente i magistrati stanno verificando la sussistenza dell’ipotesi di ostacolo all’attività di vigilanza della Consob, mentre sembrano meno percorribili le strade che configurano i reati di abuso di informazioni privilegiate e aggiotaggio.

Il lavoro è lungo e un’analoga inchiesta della procura capitolina sul progetto di fusione tra Autostrade e Abertis non è ancora approdata ad alcunché di concreto. Ma l’inattesa attenzione nei confronti di Prodi ha indiscutibilmente una sua valenza.

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