nostro inviato a Venezia
È un Giro talmente kolossal, che potrebbe addirittura partire con Armstrong in maglia rosa. Nella cronosquadre del Lido di Venezia, che oggi inaugura la lunga sagra di maggio, il suo team è capacissimo di vincere: a quel punto, difficile pensare che qualche compagno, per quanto autorevole, si prenda la briga di sorpassarlo negli ultimi centimetri, portandogli via il prestigio del rosa.
Come inizio, sarebbe perfetto. Sarebbe un cameo sull'edizione dei cent'anni, edizione che in queste ore tutti quanti stanno dipingendo come magniloquente e perfettissima. Organizzatori e papaveri Rai si sono precipitati in Laguna per raccontare quant'è piaciuta sul pianeta l'idea di portare Armstrong al Centenario. C'è una pioggia di numeri effettivamente inauditi: 1104 giornalisti accreditati, audience potenziale 300 milioni di zucche, 150 Paesi coperti nei 5 continenti, 50 reti collegate, 10mila ore di trasmissione. «Ormai siamo lì col Tour», si spingono a dire i dirigenti di Stato. E aggiungono la briscola dell'ultima ora: «In extremis, il canale americano Universal ha firmato un contratto quadriennale per trasmettere il Giro negli States. Possiamo dirlo: sono stati obbligati a firmare per le pressanti richieste del pubblico». Peccato che nessuno, tra i dirigenti Rai, abbia voluto esplicitare l'unica cifra veramente interessante, cioè l'incasso di cotanti contratti. Ho provato a chiedere. «Sono dati riservati», la risposta ufficiale. Alla faccia della trasparenza nel servizio pubblico. Strana gente, questa della Rai: crede sempre di gestire un'azienda privata, di amici degli amici, dimenticando che i bilanci loro li teniamo in piedi noi, con i soldi nostri, da Tarvisio a Cefalù. Suona così strano, come discorso?
Ma cerchiamo faticosamente di andare oltre. Di stare sopra. Anche perché c'è ben altro. A Trieste, il sindaco Roberto Dipiazza è sceso in piazza, fisicamente, per fermare i lavori sul vialone d'arrivo di domani: «Non esiste che i cittadini debbano subire tutti questi disagi. Del Giro non mi può fregar di meno. Vadano a farsi il Giro del Friuli». Uno spot magnifico, per il reality rosa diffuso in 150 Paesi. E fosse solo questo. Il Giro kolossal, il Giro del mito, il Giro grandi numeri si presenta al traguardo dei cent'anni con tutti gli effetti speciali del caso, peccato soltanto che per l'occasione si presenti mutilato proprio della sua virtù primaria ed essenziale, la ragione vera del suo fascino e della sua bellezza: la montagna. È come se il patron Zomegnan si presentasse ad un party con la donna cannone: per quanto allestita con gioielli, calze a rete e scollature, nessuno potrebbe mai dirgli complimenti per la signora.
Così il Giro del centenario. Ha tutti gli aggeggi e le guarniture che servono ai grandi eventi, ma non ha più la materia prima. Già è suicida la scelta iniziale di eliminare le cime della gloria rosa, vedi Mortirolo, Gavia, Marmolada. In secondo luogo, ancora più demenziale anticipare le Alpi nella prima settimana: già in passato si sono dovute tagliare tappe per neve nella fatidica terza settimana, a fine maggio, figuriamoci adesso, che sono messe all'inizio. Guarda caso, l'inverno feroce di questo 2009 sta puntualmente infliggendo la sua punizione. Le montagne erano poche e mingherline, causa neve stanno diventando poche e ridicole. Il risultato è grottesco: la famosa Cima Coppi, la simbolica intitolazione della montagna più alta, viene spostata praticamente tutti i giorni, alla ricerca di una sistemazione definitiva. Prima era sull'Izoard, nella tappa Cuneo-Pinerolo. Dopo il taglio dell'Izoard, eccola sul Blockhaus, in Abruzzo. Ma nelle ultime ore il lancio della spugna: anche lì troppa neve, la tappa si fermerà cinque chilometri sotto. Attualmente, pare, sembra, si dice che la Cima Coppi sarà dunque sul Sestriere.
Proprio un Giro memorabile. Senza montagne. Senza mito. Dice Zomegnan che per il Centenario ha voluto farlo strano. Bravo. Così si fa. L'anno prossimo a Cesenatico, venti tappe nella sabbia, si corre con le biglie.
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