«Partecipazione empatica». Ma solo per Marta

Questioni di feeling, anzi di «empatia». Marta Vincenzi esulta al passaggio del corteo del Gay Pride e anzi si unisce al gruppone, ovviamente quando la strada da fare è ormai agli sgoccioli. In tempo, comunque, per rilasciare la sua dichiarazione più che positiva: «Vedo una città in festa che partecipa - ha detto il sindaco - c’è una partecipazione empatica. Continuo a dirlo agli organizzatori: Genova vuole essere la città dei diritti». Tutti gli uomini (e le donne) di Marta avevano d’altra parte già sostenuto per tutta la giornata la manifestazione. Assessori e consiglieri di maggioranza avevano sfilato tra le prime posizioni del corteo.
Inevitabile che però la «città che partecipa empaticamente» non è proprio tutta la città. Anzi, oltre all’indifferenza della stragrande maggioranza dei genovesi che hanno preferito il mare, ci sono da registrare anche le prese di posizione di chi proprio non ha gradito il Gay Pride alla conquista della Lanterna. «Credo che la manifestazione di oggi sia l'immagine di una societa decadente - scrive senza mezzi termini Edoardo Rixi, segretario provinciale della Lega Nord - Non a caso è stata scelta Genova come simbolo della decadenza moderna, una cittá che non sa scegliere. Non ho nulla contro gli omosessuali ma gli insulti rivolti al papa ed alla religione cattolica potevano risparmiarseli. I diritti non si conquistano con le carnevalate. Mi auguro che i genovesi inizino ad aprire gli occhi. Finita il carnevale torniamo a parlare di lavoro, sicurezza ed infrastrutture».
Duro anche Luciano Silighini Garagnani, presidente dell’associazione Giovine Italia, che scrive al cardinale Angelo Bagnasco per «chiedere spiegazioni sul comportamento di don Andrea Gallo al Gay Pride». Garagnani fa notare che «la Chiesa su certe posizioni è molto ferma, Allora per quale motivo a don Gallo viene lasciato questo trattamento di favore»? Equilibrata e critica verso ogni eccesso anche la posizione dell’avvocato Michele Forino.

«Mentre, in maniera così violenta, viene repressa la “primavera iraniana”, è importante ricordare che solo il rispetto del dissenso rende pluralista la nostra società - fa notare - L'importante, però, è non confondere il pluralismo (rispetto delle differenze), con il multiculturalismo (cioè, l'equiparazione dei valori espressi da qualsiasi tipo di cultura). Perché, in fondo, anche il nazismo ha espresso, a suo modo, una cultura».

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