Come quasi tutte le ricostruzioni filmistiche di eventi storici, Miracolo a SantAnna vuol essere nello stesso tempo una testimonianza e una favola. Testimonianza perché prende spunto da ciò che realmente è avvenuto, favola perché inserisce episodi e personaggi che sono inventati, ma che il regista ritiene utili o dal punto di vista dello spettacolo o per la dimostrazione di tesi che gli stanno a cuore. Ho visto il film e non voglio assolutamente sostituirmi a chi, come critico, ne ha valutato i meriti e i demeriti. Da spettatore comune ritengo che senza essere un capolavoro sia un prodotto di alto livello.
Ma non è questo che mi ha indotto a interrompere un quasi assoluto digiuno cinematografico: è la curiosità di verificare quanta ragionevolezza abbiano le accuse di diffamazione della Resistenza che le vestali dellAnpi - rimpolpata dallafflusso di giovani promossi combattenti per sentito dire - hanno mosso al regista Spike Lee. Il quale è nero e per di più «liberal» nellaccezione Usa, ossia orientato nettamente a sinistra. Eppure la dirigenza partigiana ufficiale e i veterani alla «bella ciao» hanno avuto da ridire, usando parole grosse: «Menzogne storiche», «offesa alle vittime, alla memoria, alla coscienza collettiva di un popolo».
Giampaolo Pansa sostiene che lAnpi non conta niente, che è una piccola setta politica. Sono davviso diverso. Per linfluenza che esercita sulle istituzioni, per la sua incessante pretesa dun politicamente corretto che si risolve in un incensamento giulebboso della Resistenza, lAnpi conta parecchio. La corale, stentorea protesta mè parsa subito il frutto duna mentalità faziosa per non dire fanatica secondo la quale i partigiani devono essere sempre avvolti da unaureola santificante: mancando la quale scatta lo sdegno. Poteva tuttavia essere che questa volta i puri e duri avessero ragione: e sono andato al cinema.
In verità i puri e duri possono anche lamentare, se vogliono, la faziosità di Miracolo a SantAnna, intriso dal primo allultimo fotogramma dalla polemica. Ma dellamericano Spike Lee contro gli americani. Protagonista della storia è la divisione Buffalo, composta interamente da soldati neri. E gli ufficiali bianchi sono trattati come peggio non si potrebbe. Questo tema razziale può sembrare singolare solo a chi non rammenti che allinizio della seconda guerra mondiale gli ufficiali di colore delle forze armate Usa si contavano sulle dita delle mani, e i più erano cappellani.
La Resistenza? È stata trattata con grande rispetto. Mi sembrano proprio meschine le deplorazioni per la presenza in Miracolo a SantAnna dun traditore, non risultante, si asserisce, «da nessuno degli atti processuali». Se è per questo anche molti atti e detti della pattuglia di soldati afroamericani capitata a SantAnna di Stazzena sono incongruenti. Ma per Spike Lee, ritengo, SantAnna era il paradigma duna situazione più ampia, e sappiamo - lo sanno anche fuori dItalia - quanto la Resistenza, come tutte le resistenze, sia stata infiltrata da spie, quanto le fazioni in essa conviventi si siano affrontate, a volte con stragi spaventose - basta ricordare Porzus - quanto alla crudeltà tedesca sia in alcune circostanze corrisposta analoga crudeltà. Spike Lee ha osato esprimere una verità che è anche una banalità: ossia che i partigiani - succede sempre nella guerriglia - attaccavano e scappavano, e la popolazione subiva le rappresaglie, a volte maturando profondo odio per chi le aveva provocate.
Mario Cervi
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