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La partita assicurativa

Groupama prosegue la marcia verso «casa Ligresti». La strategia, ufficializzata ieri dal consiglio del gruppo parigino, è scrivere un «nuovo accordo» con la famiglia così da neutralizzare l’ostacolo dell’Opa obbligatoria posto dalla Consob. Il pallino è nelle mani del direttore generale Jean Azéma, che già martedì era impegnato in un summit con Salvatore Ligresti e i figli che siedono nel patto Premafin alla ricerca di un modo per riavviare il riassetto.
Sul fronte italiano non risultano al momento convocati cda (il preavviso è di 48 ore), ma la sete di capitale di Fonsai rende il tempo avversario dell’Ingegnere di Paternò. Come ha confermato la decisione di S&P di tagliare il rating di Fonsai e della controllata Milano a «Bbb-», appena sopra l’investment grade, per il potenziale deterioramento della flessibilità finanziaria della compagnia a causa delle ricadute del verdetto Consob sul previsto aumento. Il problema maggiore è il margine di solvibilità di Fonsai che oscilla intorno a 100, quota sotto la quale l’Isvap impone di ricapitalizzare.
Ligresti non si è pronunciato, ma gli avvocati avrebbero già presentato a Groupama le opzioni da sottoporre alla famiglia. Il disegno, preferito dal mercato, sarebbe di ricapitalizzare la sola Fonsai: secondo i calcoli degli analisti infatti c’è lo spazio per raccogliere i 460 milioni previsti, lasciando a Premafin la minoranza di blocco (scenderebbe intorno al 30%) e proiettando i francesi al 17-20% tramite l’acquisto dei relativi diritti sul mercato. L’operazione resa è più agevole dallo strappo avvenuto ieri in Borsa mentre era riunito il cda di Groupama: Fonsai ha chiuso in rialzo del 6,4% e Premafin del 4%; sprint anche della Milano (+9,5%) sulle voci, poi disattese, di una vendita. Lo schema funziona applicando uno sconto del 20% sui prezzi di Fonsai, poco rispetto alle aspettative dei fondi ma un livello accettabile visto che il Credit Suisse sembra ancora disposto a coprire l’inoptato. Con ogni probabilità Consob non avrebbe motivo di intervenire e Premafin incasserebbe 25-30 milioni dalla vendita dei diritti, con il plauso delle banche più esposte come Unicredit. L’alternativa per Groupama è ritentare l’ingresso anche in Premafin.

Per evitare l’Opa Azéma dovrebbe però accontentarsi di una quota leggera, anche a causa del 5% nelle mani del finanziere Vincent Bollorè, e dovrebbe rinunciare a imporre ai Ligresti il congegno di lock up che impedisce di modificare il perimetro del gruppo per due anni. Lo stesso patto Premafin sarebbe poi da riscrivere.

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