Partite truccate e giocatori drogati per perdere

L’ultima martellata sul giocattolo più amato dagli italiani di tutte le età arriva, si teme, da chi meno t’aspetti. Da Beppe Signori, un vicecampione del mondo che ha segnato 188 goal in Serie A, dove fu lanciato a 23 anni da Zdenek Zeman, icona della sportività e del calcio pulito. Che è proprio lo stesso Beppe Signori che secondo gli investigatori che hanno condotto l’operazione «Last Bet» (ultima scommessa) avrebbe fatto parte, con responsabilità di primissimo piano, di un’organizzazione di fuorilegge che per raggiungere i suoi scopi non ha esitato a mettere in pericolo la salute di sei persone.
Infatti le 28 iscrizioni sul registro degli indagati e le 16 misure di custodia cautelare firmate dal gip di Cremona, Guido Salvini, per un totale di 44 indagati per associazione a delinquere, truffa ed estorsione - fra i quali Stefano Bettarini, personaggio tv ex Sampdoria e Bologna ed ex marito di Simona Ventura, e Cristiano Doni, capitano dell’Atalanta che qualche volta si lascia andare a sgradevoli dichiarazioni da ultrà - e sono il risultato di un’inchiesta cominciata in seguito a un episodio inquietante, che segna un salto di qualità criminale nelle vicende italiane di scommesse su partite truccate: il 14 novembre dell’anno scorso cinque giocatori e un collaboratore della Cremonese accusarono inspiegabili malori dopo aver bevuto dell’acqua durante e dopo la partita contro la Paganese. Dalle indagini risultò che a quell’acqua era stato aggiunto in grandi quantità, secondo l’accusa dall’allora portiere della Cremonese Marco Paoloni, un ansiolitico a base di benzodiazepina che su Carlo Gervasoni, una delle vittime, produsse un annebbiamento particolarmente profondo e prolungato. Tanto che il giocatore, tornando a casa dopo l’incontro, perse il controllo della sua vettura causando un incidente che per puro caso non provocò feriti gravi né morti.
Da quell’episodio, denunciato dal club grigiorosso, la squadra mobile di Cremona iniziò un’indagine che partì dai precedenti specifici di Paoloni, già al centro di scommesse sportive poco chiare, si estese con intercettazioni e accertamenti a personaggi più o meno sospettabili di illeciti legati al calcio consociati in una banda - suddivisa nelle due cellule dei Bolognesi e degli Zingari - che organizzava scommesse regolari su incontri per i quali poteva contare sulla complicità di alcuni giocatori e anche dirigenti. «C’era un vero e proprio tariffario - ha spiegato il procuratore capo di Cremona -. Una partita di serie A costava x e una partita di serie B costava y e alcuni giocatori venivano coinvolti anche per pochi soldi, 20/30 mila euro». «La frequenza delle manipolazioni - scrive il gip - è impressionante». Si arriva «a situazioni in cui sono gestite contemporaneamente fino a cinque partite». Nel giro degli scommettitori partecipi dell’organizzazione - giocatori in attività ed ex, titolari di agenzie di scommesse e liberi professinisti - Signori era «Beppe nazionale» o «colui che ha fatto duecento goal in Serie A», Bettarini, coinvolto per Inter-Lecce, era «il bello».


Dai club ai quali appartengono i tesserati indagati, come Atalanta, Siena e Ascoli, arrivano proclami di estraneità assoluta alla vicenda. Signori prima ha chiesto «pietà» ai giornalisti che lo cercavano, poi tramite i suoi legali si è dichiarato «assolutamente estraneo». Bettarini dichiara di aver saputo tutto dalla stampa: «Io non c’entro nulla».

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