Roma - Onorevole Italo Bocchino, un summit fiume quello tra Berlusconi e Fini: alla fine il patto c’è o no?
«C’è, da parte di entrambi, la decisione di agire in futuro con una maggiore concertazione».
Entrambi hanno riconosciuto che ci sono dei problemi o è stato Fini a stilare la lista di cosa non va?
«No, ma tutti e due hanno ammesso che ci sono delle questioni aperte che verranno senza dubbio chiarite».
Andiamo con ordine: la prima?
«Il partito: il Pdl è forte ma giovane e presenta alcune lacune che verranno colmate. Una di queste è il ruolo di Fini, che è presidente della Camera, ma anche cofondatore del partito».
Per lui si prospetta un ruolo nuovo nel partito?
«No, non si è entrati nel merito. Si è convenuto, però, che i due debbano condividere le scelte del partito, evitando la percezione che l’unico interlocutore privilegiato di Berlusconi sia Bossi».
Fini teme uno sbilanciamento del Pdl verso le istanze del Carroccio?
«No, non ha questa preoccupazione. Ma giustamente ha posto un problema di approfondimento tematico».
Altre lacune del Pdl?
«D’ora in avanti ci sarà maggior coinvolgimento non solo tra i due leader, ma anche tra i vertici del partito e i capigruppo».
Seconda questione: candidature regionali?
«Se n’è parlato poco e in termini generali».
Eppure lì ci sono un po’ di nodi da sciogliere. Quando lo farete?
«Ci penserà l’ufficio di presidenza del partito, la prossima settimana. Si tratta di limare per trovare i candidati più forti ovunque».
Sul tema delle alleanze si dice che Berlusconi sia stato furente nei confronti dell’Udc. Vero?
«Beh, ha criticato fortemente la politica dei due forni di Casini. Il Cavaliere ritiene che l’Udc debba fare una scelta chiara e netta e che quella più naturale, visto l’elettorato, sia stare con il Pdl».
E Fini ha condiviso?
«Certo. Ma ha anche invitato il Pdl a non mettere in discussione le alleanze già siglate in molte Regioni».
Frizioni sulle eventuali nomine dei sottosegretari?
«Un non-problema, visto che Fini è convinto che le nomine siano di competenza del presidente del Consiglio e basta».
Quindi via libera a Daniela Santanchè?
«S’è esplicitamente chiarito che non c’è alcun veto da parte di alcuno alla sua nomina a sottosegretario».
I rapporti tra i due, a livello umano, come le sono sembrati?
«Di due persone che si vogliono bene, coscienti di aver fatto tanto e bene per il Paese e di voler continuare a farlo».
Presente all’incontro pure Gianni Letta: il solito ruolo di mediatore?
«Come sempre».
È stato un colloquio cordiale o con qualche frizione?
«All’inizio estremamente affettuoso e simpatico, così come alla fine».
E in mezzo?
«Franco, ma molto cordiale».
Capitolo «fuoco amico»: ci spieghi meglio...
«Beh, c’è stato un tentativo di sostenere che Fini fosse isolato, che controllasse una decina di parlamentari, che fosse un pazzo comunista».
E?
«S’è detto che questo fa male al partito e non è utile».
Fini ha ribadito i suoi altolà alla decretazione d’urgenza?
«Non se n’è parlato proprio».
S’è accennato al testo sulla cittadinanza?
«No».
Gli incontri tra i due ora saranno più frequenti?
«L’idea è quella di far sì che i rapporti tra i due siano più intensi».
Già sentita, però. Chi dice che sarà la volta buona?
«Beh, lo speriamo tutti».
Capitolo giustizia?
«Berlusconi ha lamentato di essere oggetto di una persecuzione giudiziaria fuori dal comune».
E Fini?
«Gli ha dato ragione su tutta la linea».
Tradotto: che succede adesso con il processo breve?
«Se ne discuterà insieme. Il dato politico è che Fini ha condiviso al cento per cento le valutazioni in merito del presidente del Consiglio».
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