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Il partito di Monti è il più foraggiato dai ricchi del 730

Scelta Civica preferito da chi ha redditi alti, Sel e Lega dai contribuenti meno abbienti Il Pd fa incetta di donazioni: 200mila euro E i moderati non finanziano il centrodestra

Il partito di Monti è il più foraggiato dai ricchi del 730

Se prendiamo il totale dei soldi incassati dai partiti grazie al 2 per mille e lo dividiamo per il numero delle opzioni espresse, avremo ottenuto un dato di un certo interesse: il valore medio delle donazioni. Ed è una somma piuttosto modesta, 20 euro scarsi a testa. Non dipende da braccini lunghi o corti, tirchieria o generosità, perché è una quota del reddito. Corrisponde a un prelievo medio di 10mila euro annui e quindi, ipotizzando un'aliquota media del 25-30 per cento, a un imponibile di 25-30mila euro. Il reddito medio degli italiani.

La cosa si fa più intrigante se si va ad analizzare partito per partito per capire chi ha incamerato le quote maggiori e minori. E qui le sorprese non mancano. Il partito dei Paperoni è Scelta civica, che guadagna la miseria di 7.102 euro da appena 156 donatori: significa una media di 45,5 euro a testa. Quello fondato da Mario Monti è perciò il movimento politico che vanta i sostenitori più ricchi. Segue un'altra sorpresa perché il secondo partito in questa classifica è la Südtiroler Volkspartei con un gettito di 32,5 euro per ogni finanziatore mentre il terzo è Forza Italia con 29,8 euro in media. In Alto Adige si vive bene e si guadagna altrettanto bene. In cifra assoluta la Svp occupa la quinta posizione generale con 16.600 euro dietro a Pd, Lega Nord, Forza Italia e Sinistra ecologia e libertà.

Il partito sostenuto dagli elettori che pagano meno Irpef è quello di Nichi Vendola: appena 14,6 euro a testa. Va un po' meglio alla Lega Nord con 15,3 euro. Forze popolari che pescano molti voti tra le fasce sociali meno abbienti dell'Italia di oggi. Ma Sel e Carroccio sono anche tra i partiti che sono riusciti a mobilitare più sostenitori. La Lega è addirittura seconda con 1.839 opzioni (e un assegno di 28.140 euro) dietro il Partito democratico, che invece ha fatto man bassa: 10.157 firme per complessivi 199.099 euro.

La capacità di convincere gli elettori a farsi dare del denaro è segno di vitalità, ma gli spazi di crescita sono immensi. Come farebbe un partito come il Pd a sostenere congressi, tesseramenti, sezioni, campagne elettorali con meno di 200mila euro all'anno per l'intero territorio nazionale? Proprio il Pd era stato il più restio a varare il nuovo sistema di finanziamento pubblico: i suoi leader erano convinti che il 2 per mille avrebbe premiato i partiti moderati, sostenuti dal ceto medio, la borghesia con buoni stipendi e un'Irpef crescente in misura più che proporzionale.

Ma è proprio questa classe sociale che è venuta meno all'appello dei partiti del centrodestra, gli elettori più disillusi e sfiduciati, che spesso si astengono dal voto e ora anche dal donare il proprio obolo alla causa. Il popolo dei moderati ha voltato le spalle ai loro rappresentanti: in tutto il Paese Forza Italia ha messo assieme 829 firme, Fratelli d'Italia 510, Scelta civica 156, l'Udc 114.

Quest'anno le campagne di comunicazione per raccogliere

fondi sono state lanciate con anticipo ma è una propaganda al buio. Ma l'esito del battage è tutt'altro che garantito. E il costo delle spese pubblicitarie rischia di non essere neppure coperto dal gettito del 2 per mille.

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