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"Partito unico con Pezzotta e Montezemolo"

Pisanu a Berlusconi: "Rompa gli indugi, deve raccogliere tutti i moderati". L’appello al seminario di Forza Italia: "Non si fronteggia il Pd solo con la propaganda". Il piano Udc-Udeur? "Due delusioni non fanno una speranza". Oggi parla il Cavaliere: sì al nuovo soggetto, cautela sui due nomi

"Partito unico con Pezzotta e Montezemolo"

nostro inviato a Gubbio
Giuseppe Pisanu l’aveva buttata lì già la scorsa settimana, durante il vertice a villa Certosa con lo stato maggiore di Forza Italia. Perché, ragionava l’ex ministro durante la riunione, «è arrivato il momento di rilanciare il progetto del partito unitario dei moderati» allargandolo anche a personalità come Savino Pezzotta o Luca di Montezemolo. Una convinzione che Pisanu aveva spiegato soprattutto con l’avanzare del «processo di costruzione del Pd» che sul fronte dell’elettorato moderato «è in competizione con noi».
Un concetto su cui Pisanu torna in modo deciso a Gubbio, nella seconda giornata di lavoro della Scuola di formazione di Forza Italia. Dove alla vigilia dell’intervento di Berlusconi, previsto oggi pomeriggio, il senatore azzurro invita il Cavaliere a «rompere gli indugi» e «fare un appello per rilanciare il progetto del partito unitario dei moderati». Altrimenti, dice, «Forza Italia e il centrodestra rischiano di perdere la partita più importante della loro storia». Come a villa Certosa, anche a Gubbio Pisanu cita espressamente Pezzotta e Montezemolo: l’appello - insiste - «deve essere allargato» anche a loro. Secondo il senatore azzurro, infatti, «il tempo non lavora in nostro favore» perché «il Pd sta assumendo via via la fisionomia di un partito di sinistra che viaggia verso il centro» e che ha dunque «lo stesso obiettivo di conquista dell’elettorato moderato» di Forza Italia. Poi, un appunto al progetto «velleitario» di Casini e Mastella: «Che senso ha raccogliere i delusi dei due schieramenti e i nostalgici della Dc? Due delusioni e una nostalgia non fanno una speranza».
Ma le parole di Pisanu non convincono tutti in Forza Italia, soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento di Montezemolo. Con il presidente dei senatori azzurri Renato Schifani che se la cava con una battuta: «La nostra Ferrari noi ce l’abbiamo già...». Ma, aggiunge, «senza nessuna polemica» perché «il fatto che ci sia un confronto interno è la dimostrazione che Forza Italia è cresciuta». Anche il Cavaliere sul punto predica cautela perché, spiega, «non siamo noi che dobbiamo correre dietro agli altri». Fatta questa premessa, l’ex premier oggi avrà parole di elogio per Forza Italia e il lavoro fatto e rilancerà il Partito della libertà, un «progetto che deve partire dal basso» e sui cui serve l’apporto decisivo dei giovani.
A Gubbio si discute di diritti delle donne immigrate, welfare, sicurezza e riforme. Ma tiene banco soprattutto la questione del soggetto unitario, rilanciata con forza da Pisanu. Favorevole al partito unico è anche Elio Vito, capogruppo alla Camera. «È una nostra ambizione», spiega. Anche se, aggiunge, «forzare i tempi potrebbe essere un errore». Sulla questione torna anche Schifani che ci tiene a ribadire quanto Forza Italia sia ormai «un partito radicato sul territorio».
Un concetto su cui giovedì aveva puntato molto Sandro Bondi. Il presidente dei senatori parla di «svolta movimentista», la stessa cui aveva fatto riferimento Fabrizio Cicchitto. «Dobbiamo tornare sul territorio - spiega Schifani - con manifestazioni e appuntamenti tipo i tax day».
Poi un’apertura ai Circoli della libertà di Michela Brambilla che «è una risorsa». Quindi, è l’auspicio, «dobbiamo far sì che i nostri percorsi siano sinergici e non antitetici», bisogna «aprire un dialogo» tra partito e Circoli. Un’apertura che arriva proprio mentre da Cernobbio la Brambilla fa sapere di essersi «fatta una ragione» del mancato invito a Gubbio. Schifani, però, si fa pure ambasciatore di un malessere che è di molti dirigenti locali. E predica cautela, perché bisogna «lavorare su piani diversi». Insomma, «i Circoli devono intercettare chi non vota» ma non diventare una sorta di porta di servizio «per chi è uscito da Forza Italia».

O, racconta un coordinatore regionale del Centro Italia, «una seconda chanche per chi è stato messo in minoranza al congresso comunale o provinciale».

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