Ufficialmente la guerra civile spagnola cominciò il 18 luglio 1936 e terminò il 1° aprile 1939. Fin dal primo giorno socialisti, comunisti e anarchici scatenarono la più grande persecuzione religiosa nella storia della Spagna. Il disegno era quello di cancellare ogni presenza fisica, di persone e di cose, della Chiesa cattolica. Già nell'estate-autunno del 1936 le sole vittime ecclesiastiche (senza contare, cioè, i laici cattolici) furono oltre seimilacinquecento e, nella "zona rossa", la distruzione degli edifici religiosi (chiese, conventi, collegi, case parrocchiali ed episcopali, seminari) fu totale. Pascual Penadés Jornet era un prete di quarantadue anni nato a Montaverner. Era stato ordinato nel 1921 dal vescovo di Segorbe, il b. Luís Amigó Ferrer. Iniziò il suo ministero sacerdotale come vicario a Puebla del Duc, dove rimase circa tre mesi. Poi venne trasferito in successive parrocchie. Fu parroco titolare a Campos de Arenoso, a Sempere, a Salem, a Belgida. Nel 1936 era a Llosa de Ranes, in diocesi di Valencia. Qui lo presero i miliziani e lo fucilarono senza tanti complimenti. I vescovi spagnoli ci misero un anno a decidersi di denunciare al mondo, con una lettera collettiva (1 luglio 1937), la mattanza senza precedenti che, in nome dell'ateismo militante, stava massacrando mezzo Paese. Lo fecero quando non ebbero più scelta.
Infatti, quella presa di posizione pubblica, com'era prevedibile, scatenò vieppiù la furia dei rojos. Eppure, la Chiesa spagnola aveva taciuto per tre lunghi anni, perché era dal 1934 che gli anarco-comunisti ammazzavano cattolici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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