«Via il passaporto ai rom irregolari»

Promessi servizi più snelli e il ritiro del documento a chi ha il visto turistico scaduto

Seicento e passa persone in fila, armate di pazienza e di passaporto. Che al civico 2 viene bollato, rinnovato o duplicato. Siamo in via Gignese, alle spalle di piazzale Lotto. Lì ha sede il consolato di Romania: uffici letteralmente presi d’assalto ogni giorno, sabato e domenica esclusi. Unica possibilità di regolarizzarsi per i romeni che vivono nel nord Italia: infatti, le altre strutture esistenti a Torino e Trieste non sono operative. Risultato? Marciapiedi off limits dalle otto alle venti, orario continuato, per chi risiede in quella strada milanese lunga non più di cento metri.
Situazione ingestibile messa nero su bianco in una decina di lettere firmate dal comitato di quartiere e indirizzate all’assessore alla Sicurezza Guido Manca. Proteste con richiesta di intervento immediato per il ripristino «della tranquillità e delle condizioni di vivibilità».
E da Palazzo Marino arriva la risposta: «A settembre saranno operativi i consolati di Torino e di Trieste, dove saranno dunque decentrati quei servizi che, oggi, sono offerti solo dalla struttura milanese» dice Manca.
Stop ai disagi garantito anche dal console generale di Romania, Mircea Gheordunescu. «Qui a Milano utilizzeremo anche un nuovo ingresso riservato al pubblico e nel cortile interno del consolato installeremo servizi igienici per l’attesa dei connazionali» assicura il console. Che ha pure dato al Comune una «buona notizia»: «Il ritiro del passaporto per tutti quelli che hanno superato i novanta giorni di permanenza all’estero e quindi fatto scadere il visto turistico». «Condizione questa - osserva ancora il console - che riguarda soprattutto i rom». Significativa statistica accompagnata dall’assicurazione che «il governo romeno è disposto a fornire gratuitamente a questi nomadi i documenti per il rimpatrio definitivo assicurandogli un’assistenza minimale per il reinserimento in Romania».


Passo «indispensabile», chiosa Manca, per «intensificare il processo di rimpatrio di chi vive da irregolare sul suolo di Milano». Tutti segnali, quindi, di una collaborazione proficua che sostiene l’operato dell’amministrazione comunale meneghina nell’abbattimento delle favelas dell’illegalità che sorgono sul territorio milanese.

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