Roma

La Passione di Gibson diventa una sinfonia

John Debney protagonista del secondo concerto della stagione estiva di Santa Cecilia

Pietro Acquafredda

A Roma l’onore di tenere a battesimo «The Passion Symphony», opera sinfonico-corale nata dalla riscrittura della colonna sonora del film di Mel Gibson che l’anno scorso in Italia e nel mondo suscitò non pochi dissensi, soprattutto sotto il profilo religioso, e molti consensi al botteghino.
La trasformazione della colonna sonora in «sinfonia» è avvenuta per mano dello stesso autore, John Debney, che mercoledì sera (ore 21) la dirigerà sul podio dell’Orchestra ceciliana, cui si uniranno anche il coro istruito da Roberto Gabbiani e due solisti, Lisbeth Scott (vocalist) e Pedro Eustache (fiati), mentre su uno schermo gigante scorreranno immagini legate alla Passione. Non quelle cinematografiche per le quali le musiche erano state scritte bensì alcune fra le più note raffigurazioni che la storia dell’arte ci ha consegnato: Giotto, Mantegna, Beato Angelico, Tintoretto, William Blake. La scelta di Roma è stata quasi obbligata, a detta del musicista. Perché lì è stato in parte girato il film (oltre che nella suggestiva Matera), ma soprattutto perché Roma è il centro della cristianità e la pellicola di Gibson è scaturita da religiosità profonda, nonostante poi, proprio su questo terreno, abbia suscitato tante polemiche quante non erano riusciti a crearne neppure il «Vangelo secondo Matteo» di Pasolini e l’«Ultima tentazione di Cristo» di Scorsese.
La musica di Debney ha avuto una nomination all’Oscar e ha già venduto oltre un milione di cd. Entusiasmò Gibson al primo ascolto perché le riconobbe il merito di «riuscire, con il suo mix di autenticità etnica e dolcezze sinfoniche, a trasferire su un piano lirico le brutali immagini del film». La rielaborazione di Debney, che ha trasformato la colonna originale in un brano autonomo, addirittura in una «sinfonia della passione» si articola in sette movimenti che ripercorrono, come le stazioni di una via crucis, il precipitare della passione di Cristo dal campo del Getsemani, dove viene fatto prigioniero, al Golgotha, sul quale viene crocifisso. Sette movimenti, esattamente quanti ne ha un celebre brano strumentale di Franz Joseph Haydn, del medesimo soggetto, intitolato «Le sette ultime parole di Gesù Cristo sulla croce», scritto per la cattedrale di Cadice, per essere eseguito durante i riti della settimana santa, a scandire le riflessioni che il vescovo proponeva ai suoi fedeli sul tema.
Debney ha anticipato che ha dovuto riscrivere in buona parte la colonna sonora e poi ancora inserire delle aggiunte ex novo per ricavarne un brano che, nell'insieme, potesse camminare con le sue gambe e non più contare sulle immagini del film che sono certamente alla base della sua fama.
E Debney ha ragione, perché da come la si ascolta nel film, per quella musica difficilmente si riesce ad immaginare una possibile vita autonoma. Per limitarci alla prima mezz’ora di «The Passion», infatti, mentre scorrono immagini forti (il tradimento di Giuda per trenta maledetti denari, e il giudizio davanti al sinedrio con la conseguente condanna a morte), Debney usa una musica «d’ambiente» esile e caratterizzata da un colore di base orientale. In occasione della prima romana, verranno esposti alcuni costumi disegnati da Millenotti per il film, in collaborazione con la sartoria Tirelli.


Dopo il battesimo romano, la sinfonia «The Passion» di Debney è attesa in molte parti del mondo e per il suo lungo viaggio il musicista si attende che Roma valga una benedizione.

Commenti