Una griglia rovente salverà il mondo. O almeno lo renderà migliore. Ne è convinto - e non solo in queste giornate estive consacrate, maltempo permettendo, alle mangiate all’aperto - Michele Ruschioni, giornalista romano che, da semplice appassionato nel 2011 creò la pagina facebook braciamiancora che oggi ha 700mila follower. Per Ruschioni e per i suoi iperproteinizzati accoliti il barbecue non è solo un modo per sfamare gli amici in allegria, ma un vero stile di vita. Che racconta ora in un libro (Braciamo ancora. La tribù del barbecue, edizioni Ultra, 142 pagine, 14 euro) che non si limita a essere un manuale del grigliatore (una guida a griglie, accessori, tagli di carne e ricette) ma una fenomenologia dell’altro modo di cucinare, quello più primordiale, quello da cui tutto ha avuto inizio («Se siamo esseri pensanti, se siamo riusciti ad arrivare sulla Luna (...) e abbiamo imparato a discutere di arte, filosofia, calcio e musica, lo dobbiamo al fatto che iniziammo a cuocere la carne che cacciava un nostro lontano antenato», scrive l’autore nell’introduzione), quello che ha l’orgoglio di ribellarsi - in mano un forchettone, nell’altra un termometro - alla deriva veg delle nostre abitudini alimentari, che annoia, deprime, deperisce, divide invece di unire. E non fa nemmeno bene: la carne fa bene al nostro sangue, al nostro umore e perfino alle nostre performance sessuali (Sesso&Carnazza, cantavano profeticamente gli Skiantos negli anni Settanta). Grigliare è poi il modo più democratico di cucinare e di mangiare: l’alta cucina infatti è selettiva da un punto di vista economico e culturale, e quella popolare spesso da un punto di vista dietetico mentre una bistecca alla brace mette d’accordo tutti (o quasi). Anzi, grigliare è un atto rivoluzionario: avanti popolo alla riscossa, bistecca rossa trionferà. Rivoluzionario? Sì, in un’epoca in cui l’industria alimentare ha costruito parte della sua fortuna sulla mancanza (vera o presunta) di tempo delle persone, che sono spinte a scegliere e acquistare cibi prêt-a-manger, precotti, surgelati, in scatola, il fatto che un buon barbecue richieda tempo, molto tempo, rappresenta un atto quasi politico. «In un mondo in cui pochissimi di noi sono ancora obbligati a cucinare - scrive Ruschioni - scegliere di farlo, e di farlo nel modo più arcaico e scomodo, significa, tra le altre cose, protestare contro l’ingabbiamento delle nostre vite dentro regimi decisi da altri». Una cena barbecue non si vende pronta al supermercato (al massimo si vendono i singoli elementi), non viene consegnata da Deliveroo (e se accade, come racconta Ruschioni, l’esperienza è deludente). Che poi i membri della tribù dei grigliatori non sono tutti uguali. Ci sono vari «tipi»: il «bucasalsicce» della domenica, che «trascorre il sabato pomeriggio alla disperata ricerca di carbonella, liquido accendifuoco e salsicce», ma più che altro fa baldoria; il McGyver della brace, che ama cucinare su griglie di fortuna o addirittura costruite da solo «trafficando tra lamiere, saldatrici e frullini»; il supertecnologico, che si dota di «sonde, termometri, app da scaricare» diventando preda delle brame dell’industria specializzata. Ma ci sono cose su cui tutti i grigliatori sono d’accordo: i tabù. Ovvero i piatti di plastica, i coltelli che non tagliano, la birra calda, il vino finito, il sale fino e due tipologie di commensali: il sensocolpista (quello che «ma non ci farà male troppa carne?» dopo essersi ingozzato) e il ritardatario che fa freddare tutto. Per il resto vale tutto, anche mangiare con le mani (anzi meglio). Ah, e le donne? Perché braciare è una delle poche attività rimaste nelle mani degli uomini? Dobbiamo aspettarci prima o poi un #metoo della carbonella? In realtà non sembra proprio: nel mondo della griglia prospera ancora quell’atavismo che vuole sia un uomo a occuparsi del fuoco, probabilmente perché, come pensano molti antropologi, l’uomo poteva meglio difendere quel barbecue ante litteram dai possibili assalti dei predatori richiamati da fumo e profumo.
Sia come sia, ancora oggi l’uomo griglia con atteggiamento spesso teatralmente virile mentre la donna si estranea. Anzi, come scirve uno dei tanti follower di braciamiancora, «il barbecue è l’unico momento in cui le donne si fanno i ca..i loro». E i maschi beta, gamma, delta tornano per qualche ora alfa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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