Il passo indietro? Lo facciano i pm

RomaUn network del malaffare radicato nella pubblica amministrazione, che orientava gli appalti e le nomine, per favorire imprese di famiglia - o amiche - e in grado, anche, di muovere voti. Voti destinati all’«organizzatore» della presunta associazione per delinquere, ossia l’ex assessore pugliese alla Sanità Alberto Tedesco, ora senatore del Pd.
L’ultimo atto di accusa contro Tedesco sono le 20 pagine dell’avviso conclusione indagini, notificato ieri all’ex assessore e ad altri 40 indagati dai pm baresi Desirée Digeronimo, Marcello Quercia e Francesco Bretone. Pesanti le accuse per Tedesco, al quale viene contestata anche l’associazione per delinquere finalizzata alla violazione della legge sul finanziamento dei partiti politici. Ma la procura di Bari ipotizza a carico dell’ex assessore anche i reati di concussione, corruzione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e rivelazione di segreto d’ufficio.
Il documento, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, indica in Tedesco «l’esponente politico di spicco» che «organizzava e guidava l’intera struttura», senza lasciare nulla al caso. Dal suo posto di comando, proseguono i pm, Tedesco pilotava «le nomine dei dirigenti generali delle Asl pugliesi (...) verso persone di propria fiducia», e grazie a questi dirigenti controllava a cascata «la nomina dei direttori amministrativi e sanitari». A quel punto dirottava «le gare di appalto e le forniture verso imprenditori a lui legati da vincoli familiari (...) o da interessi economici e elettorali (...)». E ancora, proseguono i pm, l’attuale senatore del Pd interveniva «attivamente sui direttori generali e sui dirigenti amministrativi e sanitari per nominare quali primari persone di sua fiducia», arrivando a influire «sui vertici amministrativi per destituire dal loro incarico persone che non obbedivano ai suoi ordini».
Un ritratto, quello di Tedesco fatto dalla procura di Bari, che lo fa assomigliare a un «dominus» della malasanità pugliese. A cui si aggiunge, ora, il dettaglio della «raccolta» di pacchetti di voti, da sfruttare a vantaggio di Tedesco elezione dopo elezione. Nel «numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione» citato nel primo capo d’imputazione, infatti, le tre toghe baresi ricordano come la «rete» pilotava illecitamente gare e forniture a imprese legate ai «referenti politici e che erano in grado di controllare rilevanti pacchetti di voti elettorali da dirottare verso il Tedesco in occasione delle competizioni elettorali».


Nell’elenco degli altri 40 indagati, oltre alla «lady Asl» pugliese, Lea Cosentino, e all’ex segretario particolare di Tedesco, Mario Malcangi, c’è anche il nome di Graziano Fiore, cugino di Tommaso, attuale assessore alla Sanità della giunta Vendola. Fiore, all’epoca addetto alla cassa ticket dell’istituto oncologico di Bari, è accusato di essersi appropriato di 6mila euro, pari a quattro giorni di incasso, a gennaio del 2009.

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