da Roma
Sergio Marchionne? «Cè chi lo considera un padrone buono; per noi è un amministratore delegato capace». Il segretario generale della Uilm, Antonino Regazzi, marca le distanze dai giudizi che la sinistra ha speso sul vertice della Fiat. Ma spiega anche che non gli piacciono le ultime uscite del manager in fatto di flessibilità. E sulluna tantum alla Tods lancia una provocazione: «Sarei contento che qualcuno desse quella somma anche ai metalmeccanici. Certo, in quel caso come sindacalista dovrei riconoscere di avere sbagliato».
Perché?
«Perché nella contrattazione di secondo livello non mi sono accorto che cera spazio per un aumento di quel genere».
È evidente che gli imprenditori con questi aumenti stanno segnalando un disagio...
«Lo so bene che bisogna cambiare questo sistema contrattuale, ma gli imprenditori anche qui devono fare chiarezza. Non si può guardare solo alla contrattazione aziendale, visto che concerne il 30 per cento delle aziende. La mia ricetta è una contrattazione territoriale e di filiera per avvicinarmi di più allobiettivo di legare salario e produzione».
Ha ragione Marchionne quando sostiene che la scarsa flessibilità è colpa del sindacato?
«Lui, in realtà, non parla di flessibilità, ma di utilizzo degli impianti. E nei due casi che ha citato, quello di Biella e quello di Mirafiori, siamo di fronte a un maggior utilizzo delle macchine. A Biella i turni sono passati da 15 a 17. E a Mirafiori siamo in sofferenza per gli errori commessi».
Facciamo un passo indietro. Non crede che il contratto dei metalmeccanici preveda poca flessibilità?
«Non si può dire che il contratto non ha affrontato il problema. E devo dire che anche Luca Cordero di Montezemolo lo ha riconosciuto. Si poteva fare di più, ma abbiamo aperto una strada».
Marchionne ha fatto riferimento al referendum tra i lavoratori che ha respinto laccordo a Mirafiori Powertrain sui 17 turni. Lei ha accennato a un errore. Chi lo ha commesso?
«Il sindacato».
A volerlo è stata la Fiom, ma poi lo avete tutti accettato...
«Io penso che i lavoratori non siano stati resi partecipi. Dovevamo spiegare che volevamo far restare in Italia le lavorazioni, che per far questo bisognava aumentare i turni a 17 e che in cambio avremmo ottenuto lassunzione degli interinali. Se lo avessimo fatto non ci sarebbe stato bisogno di fare il referendum.
Quindi la strategia di sottoporre tutto al voto non le piace?
«Io dico che non occorre farlo sempre. Vale lavvertenza delle medicine: usare con cautela».
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