Pasticciaccio editoriale: chi pubblicherà Gadda?

Dopo l’annuncio di Adelphi sull’accordo per i diritti del grande scrittore arriva la replica di Garzanti: "Fino al 2023 resterà nel nostro catalogo"

Pasticciaccio editoriale: chi pubblicherà Gadda?

Che le case editrici si siano sempre contese gli autori l’un l’altra, va da sé, ma questo potrebbe essere uno dei rari caso di contesa, per così dire, al ralenti.
Ad Adelphi, infatti, ci vorranno forse parecchi anni per incamerare nel proprio catalogo le opere di Carlo Emilio Gadda, togliendole a Garzanti (e sempre che Garzanti non decida di rilanciare, possibilità che l’editore non esclude). Anche se ieri, a leggere l’articolo di Paolo Di Stefano a doppia pagina sul Corriere, sembrava che l’Ingegnere avesse già traslocato in toto, «armi e bagagli», in via San Giovanni sul Muro, suggestiva sede adelphiana, pronto per una tranquilla e cadenzata riedizione filologica della sua opera omnia. La situazione, invece, è un po’ più complicata.
Tutto è partito da un accordo sottoscritto qualche giorno fa tra Roberto Calasso, patron Adelphi, e Arnaldo Liberati, nipote di Giuseppina, la governante che Gadda scelse come sua erede. Adelphi comincerà fin da quest’anno con Accoppiamenti giudiziosi, per proseguire l’anno prossimo con la pubblicazione di L’Adalgisa e Meraviglie d’Italia, e poi prendere definitivamente quota nel 2013 con una nuova fascinosa edizione di Eros e Priapo basata sugli autografi contenuti in un baule in possesso degli eredi Liberati e conservato a Villafranca.
Bene. «Evento destinato a entrare nella storia dell’editoria» dichiara il Corriere, che elencando i big della nostra letteratura presenti nel catalogo Adelphi scrive anche: «Il catalogo del miglior Novecento è quasi completo». A contorno della notizia, ci sono le riflessioni su Gadda dello stesso Calasso, che però, dice, desidererebbe avere in catalogo anche Italo Calvino e Elsa Morante.
Solo che ieri in tarda mattina Garzanti, storico editore di Gadda, decide di rilasciare una lettera-comunicato stampa (firmata dal direttore editoriale Oliviero Ponte di Pino e che dovrebbe apparire oggi sul Corriere) in cui si legge: «Dagli anni Ottanta e ancora almeno per i prossimi tredici anni le opere di Gadda, comprese dunque La cognizione del dolore, L’Adalgisa e Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, sono state e continueranno a essere pubblicate come da contratto dalla casa editrice. Dunque la Garzanti resterà ancora a lungo la casa di Carlo Emilio Gadda. Dopo il 2023, chi avrà pazienza vedrà».
Siamo alle porte di una battaglia legale? L’anno prossimo avremo L’Adalgisa Adelphi, L’Adalgisa Garzanti e un tribunale in mezzo per decidere quale delle due ha diritto di restare in libreria? «Quella di Garzanti - ci dice Matteo Codignola dell'Adelphi - mi sembra una reazione ambigua, per quanto comprensibile, a una situazione chiara. A partire dal prossimo autunno, le opere singole di Carlo Emilio Gadda in scadenza di contratto passeranno ad Adelphi. Tutte le opere, incluse dunque L’Adalgisa, La cognizione del dolore, il Pasticciaccio. Garzanti continuerà a detenere, fino al 2023, i diritti delle opere complete, curate da Dante Isella nella collezione La Spiga dove ovviamente figureranno, insieme ad altri, anche i titoli in questione. Il lettore sarà quindi libero di scegliere fra i titoli singoli, pubblicati da Adelphi, e quelli in raccolta, pubblicati da Garzanti. È un fatto del tutto ricorrente, in editoria, che a nostro avviso non offre alcuno spunto di polemica».
Oliviero Ponte di Pino, da parte sua, ci ha spiegato: «Pochi anni fa Garzanti ha rinnovato i diritti per le opere complete di Gadda, pubblicate nella celebre edizione in cinque volumi, dove rimarranno disponibili tutte insieme. Si tratta di edizioni in genere stabilite a partire dai testi approvati dall’autore.

Adelphi può acquistare via via un titolo per volta fino ad acquisirli tutti, ma il dottor Calasso e gli eredi di Gadda possono stare tranquilli: l’autore del Pasticciaccio non era certo un orfanello, aveva da tempo un’ottima casa in Garzanti e continuerà ad averla almeno per i prossimi 13 anni. E anche oltre, magari».

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