L'unico aspetto positivo, per gli attuali vertici di Telecom, è il passaggio del comunicato della Guardia di finanza in cui si dà atto della «forte discontinuità» rispetto al passato: come dire che le colpe maggiori, per le magagne venute alla luce, ricadono sul vecchio management della società, quando il pacchetto di controllo era saldamente nelle mani di Pirelli.
Ma, come è inevitabile, il conto arriva comunque sul tavolo del nuovo presidente Franco Bernabè, ed è un conto salato: 1 milione e 140 mila euro per violazione della privacy. E soprattutto un ritratto assai poco commendevole delle strategie commerciali messe in atto per marcare la propria supremazia nel mercato della telefonia mobile. Per gonfiare il numero degli abbonati, i rivenditori Telecom - sotto pressione della casa madre - avrebbero intestato decine di migliaia di schede a personaggi inesistenti, o del tutto all'oscuro di essere titolari di contratto. Circa 200 italiani si sono visti intestare centinaia o migliaia di abbonamenti a testa. In tutto, sono 37mila le schede individuate. Si potrebbe obiettare: una goccia nel mare delle decine di milioni di abbonati a Telecom. Ma è il principio che conta. E infatti, sostiene la Finanza, «e indagini hanno messo in luce a livello periferico la totale mancanza di controlli ove non addirittura complicità» nel porre in essere le condotte illecite e «specifiche responsabilità della direzione generale di Telecom in punto di omissione nei controlli e inadeguatezza delle procedure interne».
«Controlli strutturati, anche solo di natura formale da parte di Telecom - aggiunge la Gdf - ben avrebbero potuto consentire l'emersione delle innumerevoli irregolarità poi effettivamente riscontrate. La stessa procedura elaborata dalla compagnia telefonica, peraltro in buona misura disattesa, è stata del tutto lacunosa, non prevedendo livelli di allerta nè controlli di tipo sostanziale». La totale inefficacia dei controlli da parte della società - continua il comunicato - anche a livello di struttura centrale, «è stata confermata sia dalle dichiarazioni rese in atti da numerosi soggetti in posizione organica con la società stessa, tra cui dirigenti di elevato rango, sia dall'analisi dei documenti acquisiti».
Il boom di schede attivate con questa modalità è andato a alimentare il market share line di Telecom, cioè l'indice espressivo del posizionamento della società sul mercato della telefonia mobile «esposto sia in bilancio sia in comunicazioni dirette al mercato finanziario». L'azienda, sostengono insomma le fiamme gialle, ha comunque beneficiato del trucco, perchè «il fenomeno ha di fatto modificato il valore delle quote di mercato di Telecom nel periodo interessato».
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