Il pasticcio di Sheva la nobiltà di Baggio

Ibracadabra non ha perso tempo. Un'ora e mezza di ritardo alla conferenza stampa di presentazione, però la prima mossa è stata il bacio alla maglia, nella posa durante le foto. Ingiusto così, non è questione di Inter, probabilmente lo farà con la squadra successiva, perché ha 28 anni e non è detto che chiuda la carriera al Barcellona.
I milanisti ricordano Shevchenko e il suo bacio ingrato nella finale della SuperCoppa inglese (Community Shield) Liverpool-Chelsea, quando l'ucraino appena passato ai blues segnò e pose le labbra sulla nuova maglia, cancellando così i sette anni rossoneri. «Un gesto istintivo - commentò allora Billy Costacurta -, lo fece tante volte anche con la maglia del Milan».
Probabile, però a Milano arrivò che aveva 23 anni e ancora non era campione, andò in Inghilterra per un quadriennale da 10 milioni a stagione. «Non volevo offendere nessuno, l'unica casacca che bacio è quella dell'Ucraina. Volevo togliermela per festeggiare la rete, mi si è impigliata nelle braccia e allora ho fatto confusione». Cristiano Ronaldo baciò la maglia del Real alla prima occasione utile, d'altra parte da varie estati chiedeva con insistenza al Manchester United di cederlo in Spagna.
Che il calcio una volta fosse diverso non è solo un luogo comune. Baggio ha smesso nel 2004, faceva parte di un altro pallone. Nel '90, a 23 anni, passò dalla Fiorentina alla Juve. Alla presentazione a Torino, un fotografo gli mise al collo la sciarpa della Juve, il Divin Codino la gettò via fra l'imbarazzo generale. La rivalità viola verso la Vecchia Signora è la più vivida di questo mondo, esclusi i derby, era grato a Firenze per 5 anni di magie con la Coppa Uefa lasciata proprio alla Juve di Zoff. Il 7 aprile '91 al Franchi rifiutò di battere un rigore da ex, toccò a Gigi De Agostini che sbagliò. Maifredi perse 1-0, l'avvocato Gianni Agnelli coniò l'appellativo di coniglio bagnato, all'uscita dal campo raccolse una sciarpa viola salutando i sostenitori toscani.
Negli ultimi anni ogni attaccante alla vigilia della sfida con la sua ex squadra in conferenza stampa dichiara le proprie intenzioni. I più promettono di non esultare in caso di rete, qualcuno deciderà sul momento, chi non si è lasciato bene o in quella piazza è stato meteora non ha problemi a lasciarsi andare. Il bacio alla maglia è l'operazione simpatia per eccellenza, nei confronti dei tifosi, tantopiù se nuovi.
Kakà è stato più rispettoso dei suoi 6 anni al Milan, al vernissage al Bernabeu, ma il 6 giugno in Uruguay, prima ancora che il passaggio in Spagna diventasse ufficiale, in ritiro con il Brasile a Montevideo, fermato da una tifosa nei pressi dell'albergo, le aveva autografato una maglia del Real. «Accanto allo stemma», precisò lei. Ricardo poi posò con altre casacche, compresa la rossonera.

Il rituale del bacio alla camiseta blanca ha toccato anche il francese Karim Benzema, ultimo acquisto dei galacticos, prima di firmare il pallone nelle mani della leggenda Alfredo Di Stefano, ma è chiaro che l'Olympique Lione in cui si è rilevato, a 21 anni, è di lignaggio decisamente inferiore.

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