«Postribolo: lupanare, casa di meretrici. Casa di persone disoneste». (Zingarelli).
«Postribolo: casa di prostituzione (di infimo ordine), bordello. (Dal lat. tardo postribulum, che nel lat. class. aveva il significato di «meretrice», der. da prostare «essere in vendita». (Devoto-Oli).
«Postribolo: ... la voce deriva da prostare «stare in vendita», poi anche «prostituirsi» (comp. di pro «davanti» e stare». (Zanichelli, Dizionario etimologico).
«Postribolo, post-tribolo: oasi di pace e gioia, dove momentaneamente si dimenticavano i «triboli» (avversità, stenti, dolori fisici, fatiche di studi e di lavoro) del vivere quotidiano. (Raffaele Francesca).
Prima di chiudere il presente volumetto, ho desiderato proporre una mia interpretazione del fenomeno di cui sopra attraverso episodi, ricordi, persone che abitano la mia memoria. Ciò allo scopo di giustamente rivalutare ragazze che risultavano essere, a mio avviso, figure nobili, gentili, sensibili. Amiche. E non quelle spregevoli persone che la comune vulgata vuole rappresentare. Da ciò deriva lo scherzoso accostamento della mia personale interpretazione della parola «postribolo» (dopo il tribolo) a quella dello Zingarelli, del Devoto-Oli, dello Zanichelli...
«La Lollo». Non ne rammento, o forse non ne ho mai conosciuto, il nome. Per noi, era «la Lollo» poiché assomigliava davvero molto a Gina Lollobrigida. Non sempre si mostrava fiera di questa caratteristica, anzi: ne ricordo subitanee, controllate ire, allorché le si citava lattrice, le si proponeva il paragone. Più di una volta la sentii affermare perentoriamente: «Sì, lo so, me lhanno detto in molti: ma quando venite con me, fate allamore con me, non con la Lollobrigida, capito?».
Ma, poi, rideva...
Patrizia (Milano). Molto bella, alta, bruna, un po ritrosa. Gestire misurato, parca di parole. La prima volta - non so se per distrazione - non si tolse il reggiseno. Glielo feci notare. Sorridendo mi chiese: «Ti piacciono i gerani al balcone, eh?».
Sul mobile della sua stanza cera una cornice dargento. Nella cornice la fotografia di un bel bambino sorridente: suo figlio. La vigilia di un Natale le portai un piccolo dono per il suo «cosino», come lei lo chiamava.
Si mise a piangere. Sulla mia spalla.
Una volta mi chiese: «Che cosa vorresti fare oggi?». «Mi piacerebbe che succedesse anche a te». Sorrise. Ci accingemmo alla bisogna. Ma non resistetti. Si inalberò: «Cero vicina!». Ma poi, sempre sorridendo, mi disse: «Ti darò unaltra possibilità». La volta successiva andò decisamente meglio. Non ci crederete: fu lei a ringraziarmi.
Anna B. (Prato). Davvero carina, bionda, esuberante, sorriso pronto, comunicativo. A volte si andava nella «casa», magari dopo la partita di calcio, senza lintenzione di salire in camera: solo così, per vedere le ragazze, salutarle, scambiare con loro due parole. Al suo invito a «giocare», un giorno risposi di no. «Non ho i soldi», le dissi. «Non ti preoccupare» - mi sussurrò allorecchio, «andiamo». Mi prese per mano, mi condusse nella sua stanza... al ritorno diede lei le mille lire alla «madama».
Lepisodio si ripetè altre due volte. Fu lei, un giorno, a esprimermi un desiderio. «Mi piacerebbe che, cambiando città per le quindicine, al mio arrivo tu mi facessi trovare una tua cartolina, un tuo saluto. Vuoi? Ti scrivo gli indirizzi e le date relative. Lo farai?».
Ovviamente, toccato, aderii alla richiesta. Me ne fu grata.
Una volta, essendomi recato presso due amici che vivevano a Milano, due amici con i quali ogni anno, destate, ci trovavamo al mare, e conoscendo gli spostamenti di Anna, che proprio in quei giorni prevedevano la sua presenza in via Fiorichiari, volli farle una sorpresa. E sorpresa ci fu: mi piacerebbe saper trovare le parole per descrivere la sua accoglienza, la gioia che seppe esprimermi. Dopo, mi regalò anche un libro.
Cinzia (Emilia-Romagna). Ormai eravamo prossimi alla chiusura delle... «case chiuse». Quel giorno non vidi nessuna, fra le ragazze, di mia conoscenza. Me ne piacque una, mi piacquero i suoi occhi: di cielo. Parlammo, nacque perfino qualche triste sorriso: di mite, subitanea complicità. Come spessissimo accadeva in quei giorni tra fanciulle e clienti, mi scrisse un numero telefonico presso il quale avrei potuto trovarla («in barba alla Merlin», mi disse) dopo la citata chiusura. Salimmo in camera. Giocammo per un po. Ma a un certo punto la fanciulla, guardandomi negli occhi (mentre io mi perdevo ancora una volta nei suoi), improvvisamente mi disse: «Mo ti devi ricordare de la Zinzia!»...
Quindi la ragazza, che coltivava evidentemente un.. retto punto di vista sul vivere, si voltò... Aveva ragione: me la ricordo ancora, «la Zinzia»...
Eleonora (Torino). Siamo, ancora una volta, negli ultimi giorni prima della chiusura. Lei era molto giovane, bella di «mi è concesso?) spirituale bellezza. Ma con tutte le curve al punto giusto... Carattere introverso; però - quando il momento che attraversava lo richiedesse - desiderosa di aprirsi spiritualmente, di narrare i suoi «perché», di chiedere il mio parere sulle scelte di vita da effettuare. Si può dire che fossimo diventati amici? (Come con lAnna B. e la Patrizia di cui sopra, del resto).
Andammo in camera. Facemmo ciò che, in casi simili, si faceva. Mentre mi rivestivo, vidi che prendeva un paio di forbici da un cassetto. Tagliò un bordo della veste che indossava: un velo trasparente di colore azzurro. Si strappò dal pube un piccolo ciuffo di peli, li avvolse nella striscia di stoffa che aveva tagliata, ne annodò i lembi. Mi porse il tutto e «vuoi conservarli in mio ricordo?», mi chiese.
Ciao, ragazze. Grazie.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.