Luca Telese
da Roma
Ci sarà una scissione nei Ds se nasce il partito democratico? Alla fine la domanda è semplice, ma la risposta è complessa. In primo luogo perché gli attori sono tanti. E poi perché è già accaduto molte volte: le intenzioni di partenza in questi anni sono state molto spesso travolte dalla precipitazione degli eventi. La scissione del Pci, nel 1991 fu guidata da cinque dirigenti - da Fausto Garavini a Ersilia Salvato, a Rino Serri, a un giovanissimo Nichi Vendola - che si pensava non avessero seguito: e invece nacque Rifondazione, e prese il 6% dei voti. Stavolta le cose sono ancora più complicate: è vero che chi si oppone alla fusione del partito unico - larea Salvi e il Correntone - sono meno forti di quanto non fosse il fronte del no. Ma è anche vero che oggi il conflitto è meno ideologico, e - da un capo allaltro dellItalia - i malumori nei Ds per la rotta imboccata da Piero Fassino e dai fautori del nuovo partito sono tanti e insospettabili. Non lavevano eletto forse, il segretario - con la parola dordine di una Quercia ancora più forte?
Adesso, per stare a una efficace slogan coniato dal battagliera Gloria Buffo, cè gente che dice: «Io dal mio partito non me ne voglio andare. Sono loro che dicono di volerne fondare un nuovo, e mi dovrebbero almeno spiegare quale». Il Riformista, sempre informato sulle cose ds, scrive che larea Salvi ha già deciso: «Nella pancia del Correntone cè chi, daccordo con la corrente di Cesare Salvi ritiene sbagliato combattere fino allultimo delegato». In realtà dipende dalle condizioni che Fassino proporrà alla sinistra. Ad esempio la possibilità di creare o meno una «federazione» e non «un partito unico». Ma anche qui la Buffo spiega meglio lo stato danimo della maggioranza del Correntone: «Vogliono fare un nuovo partito? Facciano un congresso, mettano il progetto nero su bianco, provino a raccogliere i voti, se ci riescono! Ma dicano se questo partito è ancora di sinistra, se fa parte dellinternazionale socialista o no, se sta con la Confindustria o con i sindacati, se sulla procreazione assistita è sulle posizioni della Binetti o - per dire - di Fabio Mussi».
Questi paletti - in realtà - sono invalicabili per la maggioranza: Francesco Rutelli ha già dichiarato «morta» la socialdemocrazia e posto come condizione la non adesione alla famiglia socialista europea. Ed è per questo che la maggioranza fassiniana ipotizza un referendum sul destino dei Ds: «Non cerchino scorciatoie, cabine o schede a quiz - avverte la Buffo - un partito si può fare solo con una discussione politica e un congresso». Riusciranno quelli che la pensano come Fabio Mussi e lei, a ribaltare i rapporti di forza in un congresso?
Il fatto è che ci sono anche altri attori in campo. Ad esempio Pietro Folena, Antonello Falomi e gli altri correntonisti già usciti dai Ds per entrare in Rifondazione. Dopo venti anni di congressi in cui le maggioranze hanno cambiato tre nomi al partito, sono convinti che lunico modo per difendere lidentità della sinistra sia una galassia radicale intorno al partito di Franco Giordano. Sono stati valorizzati da Fausto Bertinotti, e infatti hanno già eletto tre deputati, portato nella segreteria di Rifondazione uno di loro, Maurizio Zipponi.
Spiega Falomi: «È chiaro che non si tratta di aggiungere un nuovo partito. Ma di provare a trovare un collante politico-culturale più forte per le numerose espressioni attuali della sinistra. La nascita del partito democratico produce fenomeni di distacco dalla Quercia di tanti compagni che non vogliono aderire alla nuova formazione. Forse gli spazi per combattere nei Ds ancora esistono - conclude Falomi - ma non cè dubbio che si siano molto ristretti». Ecco, quelli che non credono alla possibilità di ribaltare i rapporti di forza stanno già andando da loro. Non sono stati maggiori, ma dirigenti locali che hanno forze sul territorio.
Lappuntamento da tenere docchio, per tastare il polso, è il convegno che Folena & Falomi organizzano a Orvieto il 14 e 15 luglio. Se non altro perché con loro lo promuovono un pezzo del Pdci che ha lasciato Oliviero Diliberto (Gianfranco Pagliarulo e la sua «Rossoverde») e lArs, l«Associazione per la Rinascita della sinistra» di un vecchio, prestigioso dirigente comunista come Aldo Tortorella. Se cè filo da tessere fuori dai Ds, si vedrà lì.
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