Paul Daniel e Stanev: magie per pianoforte e orchestra

Fra teatri, sale da concerto e chiese, questa domenica a Milano c'erano almeno dodici eventi «classici». Non una cifra enorme, però il segno d'una vitalità reale, d'un formicolio buono. E con cose preziose, perché un racconto come Winterreise di Schubert affidato alla tenera sensibilità d'un tenore quale Mirko Guadagnini nella sacrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie è un bel colpo di civiltà. Ed è un confortante omaggio a un Maestro che ha formato a Milano le migliori generazioni di compositori, con onestà illuminata e senso della grandezza, sentire le musiche di Bruno Bettinelli dal Coro Chanson d'Aube alla chiesa della Passione. Il concerto di maggiore spicco era però quello all'auditorium dell'orchestra Verdi, che fra l'altro ha sempre l'onore della diretta radiofonica. Qui il direttore Paul Daniel e il pianista Stanev hanno acceso il pubblico sempre appassionato.

Con un momento magico, di quelli che fanno capire che gli interpreti sono nel giusto: quando, dopo la massiccia e splendida eloquenza del poema sinfonico Morte e trasfigurazione di Strauss, è partito il Primo concerto di Prokofiev, il tocco e il fraseggio nudi, nitidi, ironici, segretamente lirici del pianista e la risposta dell'orchestra ci hanno portato di colpo in tutt'altro mondo dandocene, per contrasto, le ragioni precise e la precisa bellezza.

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