PAUL KLEE La magia di un viaggio fantastico

Alla Fondazione Mazzotta le opere che raccontano il suo rapporto con musica, letteratura e teatro

Paul Klee torna a Milano. Dopo vent’anni dall’ultima esposizione, si riaccende l’interesse della città per il pittore svizzero, con una monografica realizzata dalla Fondazione Mazzotta con il finanziamento di Comune, Provincia e Regione. Col titolo «Teatro magico» ha un allestimento innovativo, che abbandona l’approccio cronologico per quello tematico.
«Gli ultimi allestimenti realizzati a Milano su Klee seguivano un ordine molto tradizionale - spiega la curatrice della mostra Tulliola Sparagni - suddividendo le opere per periodi. Ma Klee non è solo Bauhaus o periodo bernese, è anche relazione con l’arte figurativa e il fantastico».
Le opere sono quindi suddivise in capitoli, che approfondiscono aspetti poco noti dell’arte kleiana: primo fra tutti, l’interesse per il disegno. Fino al 1912, Klee approfondì questa tecnica all’insegna di una riflessione sulla natura umana e sulle strutture sociali, con uno stile satirico e moralista. Fanno parte di questo periodo le Inventionen e le illustrazioni per il Candide di Voltaire, dove il disegno diventa strumento di battaglia.
Il percorso tematico della mostra approfondisce poi gli influssi della musica, della letteratura e del teatro sulle opere del pittore: gli studiosi individuano infatti una sorta di «asse del fantastico», che unisce Klee a musicisti come Mozart e Offenbach, e a scrittori come E.T.A. Hoffmann. Assiduo frequentatore di teatri, l’artista era affascinato dal gioco delle parti e dal concetto di maschera, che ritorna in opere come Maschere nella città, disegno a penna su cartoncino del 1927.
Hoffmannescke Marchenszene (del 1921), mostra invece il legame fra il pittore e la letteratura di Hoffmann, e viene presentato assieme ad alcuni diorami settecenteschi della collezione della Fondazione Mazzotta.
L’altro grande tema toccato dalla mostra è il rapporto del pittore con la morte. Dal periodo bernese in poi, l’opera di Klee si incupisce influenzata anche dalle vicende personali dell’artista: l’esilio dalla Germania, nel ’33, per sfuggire al nazismo; la messa all’indice delle sue opere, esposte nel ’37 dal regime come «arte degenerata»; l’insorgere della malattia - la sclerodermia - che lo porterà alla morte nel 1940. A questo periodo appartiene il ciclo di 16 disegni Inferner Park (1939), dove il parco è il luogo dell’esplorazione kleiana del regno dei morti, gli inferi.
Completano la mostra alcune opere di Goya, Klinger, Piranesi e Chagall della Collezione Mazzotta, legate a Klee. «Far conoscere al grande pubblico gli autori contemporanei tedeschi e svizzeri - commenta Gabriele Mazzotta - è l’obiettivo principale della Fondazione».
Un progetto che ha il plauso delle istituzioni. «La Fondazione - commenta Daniela Benelli, assessore provinciale alla cultura della Provincia - ha avviato un coraggioso lavoro di “sprovincializzazione” della città».

Un’opinione condivisa dall’assessore regionale alla Cultura Massimo Zanello: «L’esposizione delle opere di Klee rappresenta un evento di grande rilevanza culturale. Positivo, quindi, che l’artista torni a Milano dopo vent’anni di assenza».

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