Per paura di essere licenziato ammazza il capo a sprangate

RomaPer paura di essere licenziato uccide il proprio datore di lavoro. «Era un dittatore. Mi ha insultato in tutti i modi, poi quando ha cominciato a parlare della subagenzia ho accumulato uno stress nervoso impressionante. Sono sceso dalla macchina per far rientrare il parafango con la mazza da baseball, non ce l’ho fatta più e l’ho ucciso». Tragedia della follia nel Reatino: lo massacra di bastonate, poi getta il corpo in una scarpata, infine ricopre il cadavere con terra e foglie. L’arma del delitto gettata tra i rovi, portafogli e cellulare della vittima abbandonati lungo la strada. Flavio Pennetti, 30 anni, subagente dell’Assirisk di Massimo Carpifave, 61 anni, ha confessato all’alba di ieri. L’uomo era l’indiziato numero uno: «Sapevamo che i due, venerdì mattina, dalla capitale erano andati a Leonessa per un affare - spiegano alla squadra mobile di Rieti - ma la versione fornita dall’indagato non ci aveva convinto. Lui sosteneva di aver riportato Carpifave a Roma, ma il poveretto non è mai rincasato».
A incastrare l’assassino i suoi movimenti registrati dalle celle di telefonia mobile. Quando la moglie dell’assicuratore, alle 21, si presenta al commissariato del quartiere Tor Carbone per denunciare la scomparsa dell’uomo, i poliziotti chiedono al magistrato l’autorizzazione per ottenere i tabulati telefonici del marito e del dipendente. La donna spiega agli agenti che il giovane collega dice di aver lasciato il coniuge presso la sede romana dell’agenzia. Ma l’uomo, cercato più volte sia in ufficio che al cellulare, non risponde. L’apparecchio, ancora acceso, emette segnali ma da tutt’altra zona. Pennetti viene prelevato nella notte e portato in questura. Nega l’evidenza, si ostina a raccontare una versione dei fatti poco credibile: «È andato tutto bene, nel tardo pomeriggio ho riportato Massimo a Roma». L’interrogatorio va avanti ore. Di fronte a contraddizioni e vuoti di memoria, alla fine, Pennetti crolla e confessa in lacrime. «Sì, l’ho ammazzato, mi terrorizzava dicendo che mi avrebbe licenziato. Mi sono saltati i nervi». Viene caricato a bordo di una volante e con gli inquirenti torna sul luogo del delitto. È in un dirupo lungo la strada provinciale che collega Leonessa a Rieti, frazione Fuscello, che la polizia ritrova il corpo. Pennetti viene sottoposto a fermo di polizia giudiziaria con le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Il medico legale conferma che la morte è avvenuta per le percosse inferte con un oggetto contundente. Carpifave si era candidato alle amministrative comunali della capitale nel 2001 nella lista di An, ottenendo 420 preferenze. Testimoni delle sue nozze furono Donna Assunta Almirante e l’assessore regionale, attuale consigliere del Lazio, Antonio Cicchetti. «Si sposò due o tre anni fa - racconta Cicchetti -. Sono amicizie che si coltivano a distanza perché ci si vede raramente. Con la moglie avevano una casa vicino Leonessa e qualche volta sono andato a pranzo da loro. Lui di sicuro era più assorbito dal suo lavoro di assicuratore che dalla politica».

Sconvolta la comunità locale: «È stato un omicidio efferato - commenta Paolo Trancassini, sindaco di Leonessa - fatti come questo si immagina avvengano nelle grandi città, non in piccoli centri come il nostro. Conoscevo bene Massimo, da giovani giocavamo insieme a pallone. Ha militato nel Msi, poi si è candidato un paio di volte, in Campidoglio con An e alla Camera nel 2006 con la Lega Nord".
yuri9206@libero.it

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