Pausa, ecco lo spensierato Peter Pan(ariello)

Cristiano Gatti

nostro inviato a Sanremo

Pausa. Prendiamoci una pausa. Aviaria, campagna elettorale, magliette&vignette: ferma tutto, fermi tutti. Sospendiamo per un attimo nevrosi e paure, lasciando che ancora una volta Sanremo faccia da palliativo alle nostre pene. Conosciamo bene questo strano meccanismo: il sollievo sarà momentaneo ed effimero, come un inspiegabile effetto placebo, ma non per questo risulterà del tutto inutile. Servirà almeno a rifiatare. Quanto ai sensi di colpa, vediamo di non esagerare: una settimana di spensierata leggerezza non significa rimuovere i problemi. Si tratta solo di sospendere, non di dimenticare.
Con un grande salto filosofico, si passa da Bonolis a Panariello. Il cambio di gestione dice già praticamente tutto su che cosa ci aspetta. Bonolis ci prendeva per il bavero, ci strapazzava le coscienze e ci diceva ragazzi, il mondo è pieno di problemi, non possiamo lasciarli fuori dall'Ariston, seguitemi e vi sentirete tutti migliori. Panariello invece è qui semplicemente a dirci ragazzi, i problemi lasciamoli fuori dall'Ariston, almeno per una settimana: seguitemi e magari vi divertirete. Bonolis pretendeva di farci pensare. Panariello non ha pretese, non gli passa neanche per la testa di spiegarci il Senso della vita. Panariello non è un santone o uno sciamano: soprattutto, non ha alcuna ambizione di spacciarsi per tale. Come personalità, si limita a frequentare solo i luoghi dell'immaginazione, bambinone che gode perennemente del suo mondo fantastico, sperando di non uscirne mai. Vive incantato e felice una sua eterna sindrome di Peter Pan. Inevitabile la conseguenza: questo non sarà altro che il gioioso e innocuo Festival di Peter Pan(ariello).
Chi l'ha scelto, del resto, aveva un'impellente necessità: a un mese dalle elezioni, non poteva correre il rischio di un Sanremo subdolamente politico. Con l'aria che tira, in pieno regime di par condicio, serviva una figura di presentatore-intrattenitore totalmente incapace di nuocere. A tutti i costi, anche a costo di scodellare un'edizione sottotono e sottotraccia. L'identikit perfetto? Panariello, come no: il mattatore che gioca, imita, scherza, ma non s'impiccia di cose serie. Soprattutto, che non ha alcuna ambizione di spostare voti in modo strisciante.
Il resto, a discendere. Peter Pan ci promette un'edizione dedicata all'italianità. Italiani gli ospiti illustri - pur di avere in qualche modo Ramazzotti, Pausini e Bocelli, è prevista la consegna di onorificenze -, italiani gli stilisti che vestiranno le serate, in qualche modo italiani - almeno d'origine - anche gli stranieri come John Travolta e John Cena, quest'ultimo campione di Wrestling che dovrebbe intercettare il pubblico giovanissimo. Le signore che ad un certo punto hanno sognato di vedere sul palco dell'Ariston i bellocci come George Clooney e Brad Pitt devono farsene una ragione: non è Peter Pan che non li vuole in nome dell'italianità, semplicemente sono loro a non volerci venire.
Che ci resta? Anche se ogni volta raccontano di un Sanremo «diverso», pure stavolta punteremo pesante sul classico. Tanto per gradire, quattro modelle in perenne sfilata. Quindi, novità assoluta, le due vallette. Praticamente un inedito: la mora e la bionda. La strega e la fatina. La strega mora è Victoria Cabello, conduttrice Mtv, ex Iena: non punta sulla bellezza, punta sull'intelligenza. Pure troppo: è del genere che deve dimostrarlo sempre, caso mai a qualcuno sfuggisse quant'è arguta lei. A farle da contrappeso, la fatina Ilary Blasi Totti. Come inizio, da lamette ai polsi: presentandosi, rimette su il disco «sono una ragazza come tante altre, con un carattere solare e tranquillo» (ma una che dica «sono un'arpia insopportabile e piena di boria», mai?). Quindi, per fare simpatia, taglia corto con il battutone: «Adesso basta, perché mi scappa già la pipì». Tutto molto giusto: così impariamo a lamentarci di Sabrina Ciuffini e Gabriella Farinon.
Ascoltando le sue ragazze, Peter Pan ha già l'aria compiaciuta di chi ha scoperto due geni. Per la Blasi, in particolare, Peter Pan avverte il Paese «di quanto sia difficile portare il cognome di un marito famoso»: e come no, tutti quanti possono immaginare facilmente la dura vita di privazioni che comporta il matrimonio con Totti. Lo tenessero presente, le invidiabili ragazze d'Italia che fanno le cassiere all'Esselunga.


Però attenzione: non è (ancora) il caso di infierire. Qualche attenuante va concessa, al povero Peter Pan: come un bravo imbonitore, deve tenere su la bancarella che gli tocca. Tanto per dire le condizioni: sognava Renato Zero, entra in scena con gli Zero Assoluto.

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