Pavarotti «straniero infedele»: l’integralismo non ha più limiti

Scrivo per stigmatizzare il gravissimo episodio avvenuto in Turchia contro Luciano Pavarotti. Mentre il coro e l’orchestra di Stato della Trt (Turkiye Radyo televizyon) rientravano ad Ankara in torpedone, un corista ha inserito una cassetta con il megaconcerto di Pavarotti. Il direttore del coro, Ergiu Ermoglu, è sbottato: «Togliete quella musica infedele» e ha intimato di sostituire il cd con uno di musica popolare turca. Per prevenire eventuali rimostranze, Ermoglu ha aggiunto: «Io sono il vostro direttore perciò dovete suonare e ascoltare la musica che piace a me». Infine si è lasciato andare a insulti contro Pavarotti e a commenti denigranti contro la musica da lui eseguita. Fra gli autori di quella musica c’erano Verdi, Puccini, Donizetti e altri... «infedeli». L’episodio di arroganza ha dato origine a una polemica, che ha finito per coinvolgere l’intera dirigenza della radio televisione turca e ha provocato interpellanze nel Parlamento di quel Paese.

Si tratta di un episodio di discriminazione, basato sulla xenofobia e sulla diversità religiosa, che lascia esterrefatta ogni persona civile. Un grande artista come Pavarotti non è uno «straniero infedele», ma un cittadino del mondo perché ha portato ovunque, con la musica, la gioia, sentimenti elevati e cultura educativa.

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