Il Pd convoca le primarie solo quando non servono

Le hanno indette per Bersani, ma bastava il congresso. Ora che non si trovano i candidati alle Regionali il leader dice: "Sono un'opportunità, non un obbligo"

Il Pd convoca le primarie solo quando non servono

La vecchia guardia del Pd, sottovoce, le ha sempre considerate così: una mezza americanata. Le primarie sono arrivate in Italia come una sorta di western spaghetti, solo che non c’è mai stato un Sergio Leone a renderle immortali. Piacevano a Walter, che di queste cose si innamora. D’Alema le osservava con lo stesso sguardo che riservava al popolo dei fax o alle notti bianche: un misto di fastidio e repulsione. Non deve aver cambiato idea. All’interno di quella cosa strana nata dalle ceneri del Pci si notano situazioni e percorsi sempre un po’ strambi. Le primarie non fanno eccezione. Negli States sono diventate un’abitudine e un’istituzione dopo la Civil War, in quel Sud quasi senza più identità, sventrato dai roghi di Sherman e in cerca di qualcosa che assomigliasse a una nuova classe dirigente. Fu allora che il partito democratico, sconfitto dal repubblicano Lincoln, s’ingegna a immaginare un futuro e sceglie i suoi uomini. È il Sud sconfitto che inventa le primarie e diventeranno il modo più spettacolare per scegliere i due cavalli che correranno per arrivare a Washington. Le primarie, in America, funzionano davvero.

Il Pd invece ragiona sempre un po’ alla rovescia. Le primarie si fanno quando di solito sono quasi inutili. La prima volta nel 2005, quando l’Ulivo cerca l’anti-Berlusconi. Si presentano Bertinotti, Di Pietro, Mastella, Panzino, Pecoraro Scanio, Scalfarotto e Prodi. Vince chi doveva vincere. Prodi. Gli altri stavano lì per dire: ci sono anch’io. Ma era già tutto strascritto. Quelle primarie sono servite a legittimare l’unica candidatura possibile. Il gioco fu divertente, ma quasi del tutto pleonastico.

L’ultima volta non si è neppure ben capito perché le abbiano chiamate primarie. Erano semplici elezioni per eleggere un segretario di partito. Ha vinto Bersani e bastava un congresso. Ma vuoi mettere l’emozione che ti regala un popolo ai gazebo. È come al Grande Fratello. Chi esce dalla casa? Franceschini, si accomodi. Applausi. Questa volta è il caos. Il Pd e i suoi alleati faticano a trovare nomi, uomini e candidati per le regionali. Chi corre in Puglia? Boh, vanno bene tutti tranne Vendola. In Umbria si cerca il terzo uomo. E nel Lazio? Zingaretti esplora, esplora e vede solo Emma Bonino. Il problema delle primarie, a Roma e dintorni, lo ha risolto Pannella, da solo, a casa sua. Il tempo passa e l’unica cosa che appare chiara è che Bersani non sa che fare, chi scegliere, con chi allearsi. A questo punto uno dice: forse le primarie stavolta servono, sono perfino utili. Prendi tutti quelli che sognano una poltrona da governatore, li metti in fila e dici: ok, chi vince sfida la destra. Dicono: è tardi. Vabbè, ma invece di fare le primarie per il segretario si potevano mettere in cantiere quelle per i governatori. Niente.

Bersani dixit: «Le primarie sono un’opportunità, non un obbligo». Appunto. Magari proprio adesso servono. Hanno un senso, una ratio, non sono solo un gioco a premi, un reality show, una mezza americanata. Adesso che non riuscite proprio a decidere sono una via d’uscita. Tanto, a questo punto, si rischia di perdere lo stesso. Almeno si fa bella figura. Niente. Bersani ridixit: «Il partito non può essere un notaio che si limita a stilare il regolamento delle primarie. Noi siamo un partito veramente federalista, non decidiamo nelle ville ma nelle assemblee regionali». Quindi? Il Pd è un partito veramente federalista: non sceglie, si prende quello che trova per strada. Sempre Bersani: «Io penso che nelle regioni come il Lazio dove la destra è già in campo sia meglio privilegiare l’immediatezza e l’efficacia della scelta».

La Bonino oscura tutti. È una fuoriclasse. Parola di Bersani. Addio gazebo.

Il Pd di Veltroni era di cartapesta. A questo punto è ufficiale. Bersani e D’Alema sono più solidi: credono nella vecchia forma partito. La fine della storia è questa: il Pd fa le primarie solo quando non servono. E l’America sta bene dove sta.

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