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Pd, D'Alema: "Basta leaderismo plebiscitario"

D’Alema indicare i mali del Pd, origine della "rapida successione di rovinose sconfitte dell’ultimo anno e mezzo". E avverte: "Il partito ha bisogno di un congresso fondativo che liberi un partito progettato su un modello di leaderismo plebiscitario"

Pd, D'Alema: "Basta leaderismo plebiscitario"

Roma - Il Pd ha bisogno di "un congresso fondativo che liberi un partito progettato su un modello di leaderismo plebiscitario". È durissimo Massimo D’Alema nell’indicare quelli che sono secondo lui i mali del Partito democratico all’origine della "rapida successione di rovinose sconfitte dell’ultimo anno e mezzo". In vista del congresso di ottobre D’Alema avverte che "perseverare è diabolico, sarebbe come riproporre lo stesso spirito dopo che siamo passati attraverso due disastrose sconfitte". D’Alema auspica "la rinascita del Pd come partito, spero che rinasca dandosi delle regole di partito perchè ora l’impianto costitutivo tradisce l’impronta culturale dell’antipolitica".

Liberarsi dal leaderismo plebiscitario D’Alema è convinto, anche e soprattutto in vista del congresso di ottobre, che "bisognava cominciare da una discussione seria e libera e poi, dopo, pensare alle candidature". Ora, sottolinea, "è necessario liberarsi di un progetto di partito che ha chiuso in una gabbia troppo asfittica il Pd". D’Alema critica severamente lo statuto del partito sostenendo "l’impianto costitutivo tradisce l’impronta culturale antipolitica" e la conseguenza di questo "è che andiamo a un congresso in cui non si può parlare di politica". "Se c’è un poveretto - rilancia - che è iscritto al Pd ma a cui non piace nessuno dei candidati alla segreteria non può dire la sua perchè lo si può fare solo se si appoggia una candidatura". Alla nascita del Pd, riflette l’ex presidente dei Ds, "ha presieduto lo stesso spirito del 1992-’94, con esiti analoghi e perfino più negativi, uno spirito di antipolitica, una sorta di berlusconismo debole articolato su capo, media e massa. Ma nel centrodestra tutto questo è strutturato mentre dalle nostre parti è debole". La conclusione di D’Alema è una: "Aver affrontato l’antipolitica della destra sul suo stesso terreno ha portato alla rapida successione di rovinose sconfitte dell’ultimo anno e mezzo".

Non pensare ai complotti Pensare che la sconfitta del Pd sia dovuta "ad apparati cattivi" e "complotti e barbarie interne" non porterà nulla di buono al Partito democratico. Ne è convinto Massimo D’Alema che, parlando a un’iniziativa promossa dal Centro di riforma per lo Stato, ha analizzato la situazione del partito. Secondo D’Alema i pericoli del partito che hanno portato "alla rapida successione delle rovinose sconfitte dell’ultimo anno e mezzo" sono "leaderismo e plebiscitarismo" ma "senza fare un’analisi seria" finisce che le sconfitte vengono interpretate "come frutto di un complotto interno, della barbarie interna, degli apparati: così il confronto si avvelena". "Dobbiamo invece - prosegue D’Alema - prendere atto della lezione della storia, del fatto che il Pd non ha raggiunto il 40% di cui parlava Scalfari perchè se il ragionamento è che non abbiamo vinto le elezioni a causa degli apparati cattivi che hanno complottato contro lungo questa strada si finisce male".

La "fase estrema del berlusconismo" Quella attuale "è la fase estrema del berlusconismo, il suo apice dal punto di vista del potere del premier ma anche il suo declino che sarà difficile e non avverrà senza scosse". D’Alema usa di nuovo il termine "scosse" che ha destato, spiega, "una campagna di aggressione verso di me senza precedenti", e aggiunge che questa parola "non era un annuncio di eventi particolari ma una semplice analisi politica". L’ex presidente dei Ds osserva: "In questo momento il problema non è solo di salguardare il progetto del Pd, non solo di costruire un’alternativa ma di fare una coalizione democratica in grado di gestire questa fase".

"Sarà una battaglia politica difficile perchè condotta contro corrente - aggiunge D’Alema - contro gli interessi convergenti ma anche contro tendenze culturali che hanno prevalso nel campo del centrosinistra".

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