«Il Pd? Fosse un Comune sarebbe già sciolto»

Roma«Berlusconi ha fatto tanto contro la mafia: non solo norme, ma una lotta severa». Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, è convinto che l’accerchiamento nei confronti del premier sia solo l’ennesima manovra di una «sinistra golpista» che in passato ha mostrato debolezze sospette nei confronti della mafia.
Senatore Gasparri, su cosa si fonda la sua denuncia?
«La riforma dell’ordinamento penitenziario risale al 1975 con il governo Moro IV, nel 1986 la legge Gozzini introdusse il 41 bis, ossia il carcere duro per evitare rivolte nei penitenziari. Dopo la strage di Capaci venne reso applicabile ai boss mafiosi per evitare che dessero ordini alle cosche attraverso i colloqui con i familiari. Venne prorogato fino al 1999 attraverso vari provvedimenti del governo».
Cosa successe prima della scadenza del 31 dicembre di dieci anni fa?
«Nel novembre del 1998, nella transizione tra il governo Prodi e quello D’Alema, presentai un disegno di legge per prorogarlo fino al 2005. Fui sollecitato da diversi magistrati e tra le persone che mi telefonarono ci fu anche l’allora procuratore capo di Palermo, Gian Carlo Caselli, il quale sottolineò che la mafia avrebbe potuto interpretare come un segnale favorevole la mancata conferma del 41 bis».
Addirittura Caselli?
«Fu una telefonata assolutamente corretta e suppongo che avesse chiamato anche esponenti politici dell’allora maggioranza visto che è notorio l’orientamento politico di Caselli».
Perché non fu prorogato subito?
«Era un governo inerte e disattento. Solo nel marzo del 1999 il coordinatore dei Ds, Pietro Folena, presentò un’analoga pdl che però prorogava il 41 bis al 2002. Di qui la sua approvazione come legge Gasparri-Folena a fine ’99, la legge Gasparri di cui vado più orgoglioso».
Insomma, la vera lotta alla mafia l’ha fatta il centrodestra.
«Per far capire alle cosche che non c’era spazio per trattative nel 2002, alla scadenza della legge Gasparri, il Consiglio dei ministri all’unanimità approvò un disegno del ministro della Giustizia Castelli che ha reso definitivo il 41 bis e, poiché con i ricorsi amministrativi alcuni boss hanno approfittato dei punti deboli della legge, la pdl Gasparri-Vizzini, presentata al Senato l’anno scorso, è stata inserita come emendamento nel “pacchetto sicurezza” dai ministri Maroni e Alfano».
Eppure, il partito di Repubblica vi accusa di collusioni?
«In 18 mesi di governo sono stati effettuati sequestri e confische per una valore medio giornaliero di 10 milioni di euro. Ogni giorno vengono arrestati in media 8 appartenenti ad associazioni mafiose. Mercoledì mattina al Senato con i ministri Maroni e Alfano presenteremo i risultati della vera lotta alla mafia. Perché i vari D’Avanzo e Giannini non se la pongono una domanda su Prodi e D’Alema?»
Al di là del giustizialismo dipietrista, c’è una parte consistente del Pd che sembra ritenere veritiere le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza.
«Si sta costruendo il nulla servendosi di un omicida che ha assassinato un prete (don Pino Puglisi, ndr) rubandogli 200mila lire e le marche della patente e che ha sciolto nell’acido il giovane Di Matteo. Chi può dar credito a un personaggio del genere? Magistrati come Ingroia e Spataro che ha dissestato la rete italiana antiterrorismo. Sarò sereno e implacabile: voglio capire se nel centrosinistra nei confronti della mafia c’era collusione o disattenzione. Indagheremo su chi invece di servire lo Stato ha servito la sinistra golpista».
Parole pesanti...
«La vera antimafia siamo noi. Nel Pd ci sono personaggi impresentabili come il senatore Papania con l’autista indagato per mafia e il senatore Tedesco in Puglia (indagato nell’ambito delle inchieste sulla sanità, ndr). Se il Pd fosse un Comune, sarebbe già stato sciolto per infiltrazioni mafiose».
Eppure nel centrodestra c’è stato qualche movimento «fuorionda» che ha scoperto il fianco ai fendenti dipietristi.
«Do per scontato che le dichiarazioni del presidente Fini si riferissero alla necessità di verificare le dichiarazioni di Spatuzza mettendo a nudo i calunniatori. Credo che questa manovra della sinistra giudiziaria sia un grande boomerang.

Non si può dar credito a uno che ha ammazzato quaranta persone. Anche se ci sono militanti comunisti nella magistratura che hanno il solo scopo di inquinare la giustizia e seppellire la verità. E la gente ci vota perché queste cose le sa».

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