(...) che ha spiegato chiaramente la grande paura del sindaco di Firenze che cè nel Partito democratico: «Tremano perchè è il più bravo».
Ecco, il punto sta qui. Renzi è bravo indipendentemente da destra e da sinistra. I sondaggi presentati anche laltro giorno su La7, ad esempio, dimostrano addirittura che il sindaco di Firenze riscuote più simpatie e più intenzioni di voto fra gli elettori del centrodestra che fra quelli del centrosinistra. E, del resto, se ci si ragiona bene, è anche normale: mai una critica alla sinistra è stata dirompente come quella del primo cittadino di Firenze alla Stazione Leopolda, proprio perchè viene da un eletto nel Partito democratico.
E, oltre ai sondaggi ufficiali, con tutti i crismi del metodo Cati, e oltre ai miei sondaggi personali, nei quali Renzi ha almeno lottanta per cento di gradimento nel popolo di centrodestra, nonostante non lesini attacchi ad alcune scelte del governo, ma senza vestire lantiberlusconismo come una guaina o una seconda pelle, credo che unottima immagine per raccontare linteresse nei confronti della convention fiorentina siano le parole di Billy Costacurta. Sì, proprio lex calciatore milanista: «Io ho sempre votato dallaltra parte, ma sono andato alla Leopolda per curiosità nei confronti di Matteo. Ha coraggio, vuole cambiare la via normale di fare politica. Io ho sempre votato dallaltra parte, ma sono andato anche al Lingotto ad ascoltare Veltroni». Ottimo esempio, quello veltroniano, per lultimo grande fallimento del sogno di una sinistra riformista e realmente democratica, non solo nella ragione sociale del nome del partito, anche in Italia: «Se Renzi decidesse di presentarsi alle primarie del Pd, certamente lo voterei. Non sono se poi questo si tradurrebbe in una scelta di campo per le elezioni, ma alle primarie sarei con lui».
Ecco, vi ho raccontato tutte queste cose perchè credo siano una cartina di tornasole per capire come mai, invece, nel Pd ci sia così tanto scetticismo nei confronti del sindaco di Firenze. E nel Pd ligure ancor di più. Marta Vincenzi non ha trovato di meglio che scrivere su Twitter: «Ieri sera ho visto Renzi in tivù. Banalità ben comunicate». E, ancora: «Queste ricette poco hanno a che fare con la sinistra nella quale io mi riconosco». Lassessore regionale Pippo Rossetti ha osservato, pensosamente: «Non credo che Renzi e i suoi potranno influire in qualche modo sulle elezioni comunali di Genova». Leurodeputato ligure di adozione ed elezione Sergio Cofferati ha spiegato a La zanzara su Radio24: «È inevitabile che prima o poi io e Renzi ci separiamo, non possiamo stare nello stesso partito. La mia idea di centrosinistra è molto lontana dalla sua». E verrebbe da dire, fortunatamente per Renzi.
Ma chi stupisce ancor più sono i giovani dirigenti del Pd, che Renzi non lo reggono proprio. Eppure, generazionalmente, il segretario regionale Lorenzo Basso, il segretario di Genova Victor Rasetto, il vicesegratario regionale Giovanni Lunardon, il capo degli Enti Locali Simone Mazzucca, il capo dello staff di Marta Vincenzi Alberto Villa, il tesoriere regionale Giovanni Raggi, il capogruppo in Comune a Genova Marcello Danovaro, lassessore Simone Farello, lassessore regionale Raffaella Paita, lo stesso Luigi Merlo, se non fosse che fa un altro lavoro, avrebbero tutte le caratteristiche generazionali per essere «renziani».
E invece. Invece, tranne a volte Raggi, che ogni tanto ha qualche resipiscenza liberista, i nostri sembrano fermi a Moro (per i democristiani) e Berlinguer (per i comunisti) o a tutti e due (per i cattocomunisti). Eppure la maggioranza di loro sono persone perbene, capaci, alcuni di loro anche miei amici personali.
Forse, la risposta sta nella situazione drammatica di Genova e della Liguria. Figlia della classe dirigente di padri con idee sbagliate e di figli (politici) senza coraggio.
(1-continua)
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