RomaA volte ritornano, come nellhorror di Stephen King.
Ad esempio, Romano Prodi: e se nel futuro del Pd ci fosse ancora lui, candidato premier? Linterrogativo circola, tanto che ieri al vicesegretario del Pd è toccato rispondere a precisa domanda. Enrico Letta si è schermito, facendo appello alla propria diplomazia: «Cosa possiamo dire adesso sulle candidature per il 2013? Mi sembra tutto molto prematuro». Certo, Prodi, «è una risorsa per tutto il centrosinistra, e ogni volta che parla dice cose incisive».
In effetti, e tutti lo hanno notato a sinistra, da qualche tempo il Professore si è rimesso a parlare spesso e volentieri. Tempo fa ha tirato uno scherzo da prete al suo amico Pierluigi Bersani, sostenendo che il Pd così comè non va e che a guidarlo ci vorrebbe un comitato di segretari regionali, per renderlo più federalista. In pratica una bocciatura dellattuale segretario, anche se poi è stata smentita e inzuccherata nelle successive dichiarazioni di entrambi.
Più recentemente, Prodi ha apprezzato la manovra di Tremonti, ribattezzandola «Visconti» perché «in continuità» con le politiche del suo ministro Visco. Peccato che Bersani lavesse appena bocciata senza appello, parlando di «frutto amaro della cattiva gestione». Poi il Prof ha anche celebrato il proprio Ulivo (con implicita svalutazione dellattuale Pd): «Era un progetto che funzionava perfettamente. Peccato che nel 2006 abbiamo vinto per pochi voti, altrimenti sarebbe ancora in vita».
I fedelissimi di Prodi ora si stanno dando molto da fare in quel di Bologna, dove in effetti la vicenda Delbono (candidato del Prof) ha un po ammaccato la loro immagine. Sandra Zampa e lex ministro Santagata hanno riaperto la mitica «fabbrica del programma» in vista delle comunali. Lex premier ha accarezzato lidea di candidarsi a sindaco della sua città: «Un ruolo operativo, dove si decide e si fa». Ma la moglie ha detto niet: «Sono stanca di stare in vetrina», ha avvertito la signora Flavia. E poi, dopo Palazzo Chigi e la Ue, Bologna saprebbe un po di ripiego.
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