In corteo ieri sera cerano solo quelli del Pd. Perché il diritto a sentirsi vittime della violenza lo ritengono una loro esclusiva. Tanto che il segretario genovese Victor Rasetto ha rifiutato sdegnosamente lofferta dei responsabili di Forza Nuova di partecipare alla manifestazione per dire un «no» condiviso contro gli atti intimidatori. Rasetto ha preferito mantenere le distanze, non ha voluto ammettere che se per una volta è capitato alla sede del Pd, in svariate altre occasioni il bersaglio della violenza politica sono stati e continuano a essere esponenti di altre forze politiche, alle quali il segretario Pd non ha mai ritenuto esprimere quella solidarietà che pretenderebbe nei suoi confronti. Eppure proprio la sede di Forza Nuova, 24 ore dopo quella del Pd, è stata oggetto dello stesso atto vandalico, con una mattonata che ha sfondato la vetrata dellingresso.
La presa di distanze di Rasetto stride ancor più se rapportata al fatto che ieri qualche esponente di sinistra ha sentito il dovere di solidarizzare con Forza Nuova. Mentre il presidente della Provincia Alessandro Repetto dimostra ancora una volta di scegliere la violenza da tollerare e quella da stigmatizzare, firmando - ieri - un comunicato di solidarietà al solo Pd, il governatore Claudio Burlando e il presidente del consiglio regionale Rosario Monteleone e la sindaco Marta Vincenzi hanno speso parole di netta condanna contro gli autori del danneggiamento alla sede di Forza Nuova. Tutti contro la violenza a prescindere da chi la esercita o la subisce, invitano «coloro che hanno a cuore la democrazia a stemperare i toni della dialettica politica».
Un gesto distensivo che arriva solo da una parte del partito, che serve comunque a non caricare troppo la pressione. Anche perché il grave gesto contro la sede del Pd in via delle Vigne si inserisce purtroppo in un contesto in cui atti analoghi riguardano anche privati cittadini e commercianti. Se è triste il danneggiamento nei confronti del Pd, altrettanto triste e squallido è l'infinito arabesco di scritte e insulti che ricopre l'intera zona, con grande amarezza di negozianti e commercianti.
In via san Luca i bar si sono rassegnati a non ridipingere le saracinesche, consapevoli dell'impari lotta tra gli assatanati della bomboletta e con grande «piacere» dei turisti della domenica.
La sorpresa più grande l'hanno avuta la storica Cantina di Colombo e il negozio di abbigliamento, di proprietà di un commerciante cinese, all'angolo tra via San Luca e vico di Pellicceria: armatisi di pittura e pennelli hanno provveduto a risistemare il muro di accesso al vicolo nella speranza che i turisti non scappassero schifati alla prima occhiata. Invano ahimè: il giorno dopo il muro era inzaccherato da capo con un messaggio ben chiaro. «Pulisci m...».
Ben venga quindi se anche a seguito del caso-Pd si potrà affrontare e risolvere un tema, quello del decoro e della manutenzione dei nostri preziosi vicoli, che finora non sembra essere stato considerato tra i più importanti.