Il Pd prova a fare propaganda con il dramma dei lavoratori

Il Pd prova a fare propaganda con il dramma dei lavoratori

Tutti uniti per tutelare il lavoro. A patto di non rinunciare a fare un po’ di polemica politica, a patto di sfruttare comunque la situazione per gettare fango sull’avversario. In Regione arrivano i lavoratori dell’ex Ilva, che prenderanno ancora lo stipendio come lavoratori socialmente utili a fine mese e poi chissà. Il terremoto Fincantieri è ancora in corso, nel pieno del suo vigore. Eppure a sinistra scatta la caccia al governo. Con l’eccezione di Claudio Burlando, va detto subito, che usa parole di critica, ma verso tutta la politica nazionale, troppo impegnata su dispute che poco hanno a che vedere con i problemi reali del Paese. «Al governo non abbiamo più un referente naturale come il ministro per lo sviluppo economico, questa è una colpa dell’esecutivo, chiediamo invano incontri - spiega Burlando - Ma non è che nell’altro schieramento (il suo, ndr) le cose siano molto diverse, tutti impegnati come sono a pensare alle firme di Veltroni».
Occorrerebbe parlare di ribaltamento a mare per il cantiere di Sestri Ponente, di rispetto del programma «Fremm», le fregate della marina militare che l’Italia non ha ancora confermato. Due soluzioni per dare ossigeno immediato a Fincantieri. Due punti condivisi da Burlando come da Edoardo Rixi della Lega e Raffaella Della Bianca del Pdl, che tendono la mano per uno sforzo comune, un patto bipartisan per evitare rischi di chiusura dei cantieri liguri. «Le barricate non servono - spiegano i due esponenti del centrodestra - così come le accuse nei confronti dell’avversario politico. Piuttosto occorre convocare l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono per un’audizione in commissione, chiedergli conto di questi piani di ridimensionamento. E poi, a livello di istituzioni, negare ogni possibilità di nuove destinazioni d’uso delle aree, magari a fini speculativi immobiliari, per togliere all’azienda ogni tentazione e ogni alibi». Anche Michele Scandroglio, coordinatore regionale Pdl, fa un passo indietro rispetto alle critiche verso la Lega del giorno prima, mentre Confindustria invita alla «massima cautela nei giudizi» pur allineandosi alle critiche per l’assenza di un ministro, dopo le dimissioni di Claudio Scajola.
In aula invece va in scena la battaglia. Lo scambio di accuse reciproche. Persino sull’approvazione di un ordine del giorno a favore dei lavoratori ex Ilva. Un foglio di carta con valore più o meno pari a zero, sul quale però il Pd pretende di fare propaganda, di accusare il governo di non voler «convocare un incontro». Serve l’unanimità, e Raffaella Paita, capogruppo Pd, pretenderebbe dal centrodestra un voto su qualcosa che getti fango sul suo stesso governo. La Lega, pur di non creare ostruzionismi, rinuncia alla richiesta di inserire la «minaccia» a Riva di revoca delle aree in caso di mancato rispetto dell’accordo. Ma la sinistra non vuole turbare l’imprenditore e Rixi soprassiede. Raffaella Paita no, la donna forte del Pd vuole imporsi e insiste per lasciare nelle premesse l’accusa al governo. Persino il capogruppo dell’Idv, Nicolò Scialfa, la invita a evitare certe frasi, spiega di essere nel centrosinistra ma non subalterno agli alleati, di voler ragionare. Ma l’orgoglio, l’arroganza Pd vorrebbe stravincere. E alla fine occorre l’ennesima interruzione dei lavori del consiglio per convincere (costringere) Paita a mettere da parte ideologia e orgoglio, subendo un documento condiviso. Tutto mentre si pretenderebbe che il governo ascolti chi non riesce neppure ad accordarsi in una situazione di emergenza per un documento che è tutto fuorché vincolante e concreto come un ordine del giorno.
Anche il sindaco Marta Vincenzi, in consiglio comunale, rivolge un appello «a destra e sinistra per accantonare le divergenze e unirsi nella difesa, non solo di Fincantieri ma dell’idea stessa di una città che non vuole arrendersi, partecipando insieme alla manifestazione del primo ottobre a Roma». Peccato che già di fronte agli operai dell’ex Ilva cerchi subito di fare un po’ di propaganda antigovernativa che scatena l’inevitabile discussione. Sono gli operai a chiedere al sindaco di limitarsi ad approvare un ordine del giorno identico a quello della Regione. Poca roba, ma meglio che niente. E soprattutto ottenuta grazie al maggior senso di equilibrio e responsabilità dei lavoratori.


Che nel corso della giornata di comprensibile tensione hanno meritato solo un appunto: seduti tra il pubblico del consiglio regionale, a inizio seduta, quando il presidente Rosario Monteleone ha chiesto un minuto di raccoglimento in memoria del tenente dei parà Alessandro Romani, ucciso in Afganistan, non tutti hanno avuto almeno il buon gusto di alzarsi in piedi. Un gesto che lo stesso Monteleone ha stigmatizzato, invitando tutti a un maggior rispetto.

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